(Lettera Napoletana) – Il terzo incontro del seminario di formazione 2017 della Fondazione Il Giglio e di Fraternità Cattolica,Per un’Economia della Tradizione” è stato dedicato al tema “La finanziarizzazione dell’Economia. Dall’Economia reale al dominio della Finanza”. L’argomento è stato affrontato dal prof. Philip M. Beattie, economista, docente alla University of Malta.

LETTERA NAPOLETANA gli ha rivolto alcune domande :

D – Il capitalismo è compatibile con la dottrina sociale cattolica?

R- Il termine “capitalismo” viene utilizzato con significati molteplici e viene definito in vari modi. 

Se con esso si intende «… un sistema economico che riconosce il ruolo positivo e fondamentale dell’impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana libera nel settore dell’economia economico, la risposta è certamente positiva», afferma Giovanni Paolo II nell’Encliclica Centesimus Annus (1991).

Come osserva giustamente Papa Woytyla, su queste basi il capitalismo è totalmente compatibile con la dottrina sociale cattolica. 

«Ma se con questo termine – prosegue lo stesso Giovanni Paolo II – si intende un sistema in cui la libertà nel settore dell’economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico, che la metta al servizio della libertà umana integrale la consideri come una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico e religioso, allora la risposta è decisamente negativa».

A prescindere della definizione che vogliamo darne, comunque, l’accettazione del capitalismo non comporta affatto l’accettazione degli abusi adesso collegati. 

D – Le posizioni pauperiste degli ambienti cattolico-progressisti, che considerano il profitto e l’accumulazione capitalistica di per sé ingiusti, hanno fondamento?

R – Non hanno alcun fondamento. La dottrina sociale cattolica mette in chiaro che: «… il capitale non può progredire senza il lavoro, e nemmeno il lavoro può progredire senza il capitale» (Leone XIII, Enciclica Rerum Novarum, 1891). Inoltre – come ha rilevato Papa Pio XI – i cosiddetti “intellettuali” hanno stabilito un altro principio morale, ugualmente falso: che, cioè, quanto si produce e si percepisce di reddito, detratto quel tanto che basti a riprodurre e risarcire il capitale, si deve di diritto all’operaio. Questo errore, quanto più è lusinghevole di quello di vari socialisti, i quali affermano che tutto ciò che serve alla produzione si ha da trasfondere allo Stato. (….) tanto è più pericoloso, e più atto ad ingannare gli incauti.» (Enciclica Quadragesimo Anno 1931).

Come sottolinea Giovanni XXIII: «Il diritto di proprietà privata sui beni, anche produttivi, ha valore permanente appunto perchè è un diritto naturale fondato sulla priorità ontologica e finalistica dei singoli esseri umani nei confronti della società» (Enciclica Mater et Magistra, 1961). 

La cosiddetta “sinistra cattolica” dimentica strumentalmente che l’accumulo di capitale ed il guadagno dei profitti, di per sé, non hanno nulla di illecito fino a quando derivano da un operato conforme alla morale ed alla prassi cristiana. 

D – La finanziarizzazione dell’Economia ha una dinamica inarrestabile?

R – Finanziarizzazione significa ruolo crescente degli interessi finanziari, dei mercati finanziari, degli attori finanziari e delle istituzioni finanziarie nelle economie nazionali e internazionali, secondo la definizione data da Gerald Epstein nel 2006. Questo fenomeno risale almeno agli anni ’80, secondo molti studiosi.

Con la continua espansione delle grandi banche multinazionali, inoltre, siamo di fronte a mercati talmente internazionalizzati da operare ormai fuori dal controllo dei singoli governi. Gli Stati-Nazione diventano sempre meno rilevanti in termini economici (Joel Kurtman, La Morte del Denaro, 1993).

A prima vista questo processo mostra una dinamica inarrestabile, specialmente se si considera che grandi entità transnazionali, come l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), La Banca Mondiale e l’Unione Europea, in collaborazione con altre lobbies filo-massoniche come il Gruppo Bilderberg e la Commissione Trilaterale, insieme a grandi finanzieri come George Soros, puntano all’indebolimento dei governi degli Stati sovrani ed a trattati commerciali che coinvolgono interi continenti piuttosto che singoli Stati.

Mano a mano che la finanziarizzazione aumenta, la finanza globale ha numeri più grandi, ma diviene più fragile, come si è visto nelle crisi finanziarie e valutarie degli ultimi anni. Finché il potere economico e politico sarà nelle mani di banchieri, tecnocrati e politici a vocazione mondialista, sarà molto difficile arrestare questo fenomeno.

Ma contrastare il processo di finanziarizzazione non è impossibile: occorrono riforme strutturali nei sistemi bancari come l’abolizione del tasso di interesse composto ed occorre fermare la cultura del credito facile, evidenziato, ad esempio, nell’uso delle carte di credito.

Il problema di fondo, però, è uno “spirito di irrefrenabile intemperanza”, che spinge le economie dei vari Paesi fuori dall’equilibrio, come ha scritto lo studioso americano John Horvat II (2013). 

Questo spirito di intemperanza è acuito dalla spinta frenetica di un ambiente economico che tende a liberarsi dai controlli per gratificare le passioni disordinate. Horvat ha coniato l’espressione “intemperanza frenetica” per descrivere tale spirito, che minaccia l’intera economia mondiale. 

E se l’intemperanza è la causa maggiore dello squilibrio economico, la repressione di questo spirito irrefrenabile è necessariamente parte integrante della soluzione al problema del divario fra l’economia reale e quella finanziaria. 

D – Che rapporto esiste tra globalizzazione dell’Economia e finanziarizzazione?

R – Se parliamo di globalizzazione dell’economia mondiale vorrei far notare che un aumento del commercio globale è, in sé, del tutto naturale, è ideologicamente neutro ed è frutto dei grandi progressi nelle comunicazioni e nei trasporti, oltre che di fattori demografici, come osserva Adolpho Lindenberg (2000).

Ma la globalizzazione si può considerare anche sotto l’aspetto dello straordinario aumento degli scambi di capitali, delle aperture dei mercati interni e della mobilità del denaro. Il legame con la finanziarizzazione, dunque, è molto stretto.

Il binomio globalizzazione–finanziarizzazione spinge in un’unica direzione, e vanno denunciati i pericoli insiti nella globalizzazione economica e nella finanziarizzazione.

Adolpho Lindenberg segnala giustamente questo pericolo: «Come non temere che la globalizzazione porti ad un sostanziale abbandono dell’idea di sovranità nazionale?».

D – La Fondazione Il Giglio porta avanti il Progetto CompraSud, un progetto-campione per la valorizzazione delle imprese e delle banche meridionali. Quale giudizio dà di questa iniziativa? Può essere uno degli strumenti per il contrasto della globalizzazione?

R – Progetti come “CompraSud” sono assolutamente encomiabili. Si tratta di progetti economici che rispecchiano il carattere organico della società. Inoltre, iniziative di questo genere creano relazioni economiche – soprattutto umane – che possono produrre quello che oggi viene chiamato il capitale sociale.

Un altro fattore importante da rilevare è che il “Progetto CompraSud” mette in pratica il principio sociale cattolico della sussidiarietà. Come le grandi encicliche sociali ci insegnano, è giusto che ogni regione abbia il diritto di sviluppare le proprie tradizioni culturali ed economiche. Questo principio costituiva la norma durante il Medioevo. Ecco perché un localismo, o un sano regionalismo che punta ad un certo livello di autosufficienza, può tranquillamente convivere in un contesto più ampio di economia nazionale.

La tendenza verso l’autosufficienza regionale di per sé è parte di un ordine sociale organico, così si riduce il rischio di intemperanza frenetica. E reprimere l’intemperanza frenetica costituisce un buon antidoto contro gli effetti negativi della globalizzazione.

Vorrei rilevare che lo studioso cattolico americano John Horvat, dedica un capitolo intero del suo libro “Ritorno all’Ordine” (Return to Order: from a frenzied economy to an organic chiristian society, York Press, USA 2013) alle relazioni in ambito locale e regionale come strumenti di quello che definisce un sorprendente livello di autosufficienza economica, assolutamente non in contrasto con il normale import-export tra le singole Nazioni. (LN111/17).

 

Guarda la presentazione dell’intervento del prof. Beattie al seminario della Fondazione Il Giglio “per un’economia della tradizione.

Iscriviti on-line al seminario e ricevi l’abstract dell’intervento del prof. Beattie