Un breve estratto della relazione tenuta agli Amici de Il Giglio dalla prof.ssa Antonella Grippo, esperta di esoterismo, sull’appartenenza massonica di Garibaldi, le sue implicazioni esoteriche e le ripercussioni sulle vicende risorgimentali.
Garibaldi, l’esoterismo e le sette
Nel 1835 a Rio de Janeiro, Garibaldi strinse amicizia con Livio Zambeccari, esponente di spicco della massoneria e segretario del presidente del Rio Grande. Ma fu a Montevideo nel 1844 che indossò il primo “grembiulino” ed “ebbe la luce” massonica. Aveva trentasette anni, e la loggia era L’Asil de la Vertud, una loggia irregolare, emanazione della massoneria brasiliana, non riconosciuta dalle principali obbedienze massoniche internazionali, quali erano la Gran Loggia d’Inghilterra e il Grande Oriente di Francia. Sempre nel corso del 1844 regolarizzò la sua posizione presso la loggia Les Amis de la Patrie di Montevideo posta all’obbedienza del Grande Oriente di Parigi. La sua affiliazione comparve successivamente anche nella loggia TompKins, a Stapleton nello stato di New York.
La carriera massonica di Garibaldi culminò nel 33° grado del rito Scozzese ricevuto a Torino il 17 marzo 1862, nella elezione a Gran Maestro del 21 maggio 1864 e nella suprema carica di Gran Hierofante del Rito Egiziano di Memphis-Misraim nel 1881. Garibaldi, inoltre si interessò anche di spiritismo e occultismo.
Ma prima di passare a descrivere più nel dettaglio l’influenza della massoneria sul nizzardo è opportuno ricordare che tutti i Riti massonici, sebbene divisi al loro interno, fin dalla Rivoluzione francese perseguivano un disegno finale metapolitico, che aveva come fine ultimo la distruzione del Cristianesimo e il ritorno dell’umanità ad un’età precristiana, pagana, gnostica.
Il potere della massoneria si rafforzò con Napoleone, con cui l’attacco alla Chiesa di Roma divenne sempre più palese fino all’annessione del 10 giugno 1808 dello Stato pontificio all’Impero francese.
Il convegno massonico di Strasburgo del 1847 organizzò i moti rivoluzionari dell’anno successivo che si propagarono contemporaneamente a Parigi, Vienna, Berlino, Milano, Roma e Napoli.
La più nota ma, al contempo, impenetrabile società segreta dell’Ottocento fu la Carboneria, emanazione della loggia dei Filaleti, cioè Amici della libertà, francesi. Organizzata in Vendite, operava in stretto contatto col Rito Scozzese, era diretta da un vertice chiamato Alta Vendita composta a livello internazionale da quaranta membri. Molto diffuse in Piemonte e nell’Italia settentrionale, la prima Vendita meridionale fu stabilita a Capua, nel 1809.
Mazzini fu iniziato alla Carboneria fra il 1827 e il 1829. I Carbonari appartenevano agli Illuminati di Baviera e vi apparteneva anche Mazzini che – tra l’altro – credeva fermamente nella reincarnazione. Conobbe la Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, e fu molto amico di John Yarker, Gran Hierofante di Memphis e Misraim.
Carboneria e Alta Vendita entrarono in gioco per l’unificazione dell’Italia: alla prima spettava il compito di rovesciare il Trono, alla seconda quello di assalire il Papa e disgregare il clero. Il loro braccio armato era l’orda garibaldina. Ma, per portare a termine la sua missione, Garibaldi aveva bisogno di un protettore potente: la onnipresente massoneria britannica. Perfino lo storico ufficiale della Massoneria italiana Aldo Alessandro Mola scrive «la spedizione dei Mille si svolse dall’inizio alla fine sotto tutela britannica: o, se si preferisce, della Massoneria inglese».
E mentre il Pisacane – anche lui massone – falliva l’azione di Sapri, Garibaldi tramava nell’ombra in Inghilterra nell’areopago della loggia Philadelphes contro il Regno delle Due Sicilie. Nella loggia londinese si raccoglievano infatti i più importanti esponenti dell’internazionalismo democratico e socialista, tutti propensi a collocare la massoneria su posizioni fortemente antipapiste.
Presi i necessari accordi con la massoneria inglese, il nizzardo partì da Liverpool alla volta del Nuovo mondo dove frequentò e batté cassa presso le logge massoniche di New York.
La sconfitta dei Borbone fu comprata a peso d’oro. Oro massonico che corruppe le tasche dei generali quasi quanto la propaganda ne aveva corrotto la mente. Lo studioso De Vita ha accuratamente ricostruito la provenienza di questo tesoro attraverso una documentata ricerca negli archivi delle logge massoniche scozzesi di Edimburgo.
A Garibaldi furono quindi fatti pervenire, per l’organizzazione della spedizione, tre milioni di franchi francesi, tutti convertiti in piastre d’oro turche per occultarne la provenienza e per favorirne il cambio in tutto il bacino del Mediterraneo. Non è facile valutare il valore finanziario di una somma così ingente, ma si tratta senza dubbio di milioni di dollari odierni. Alla colletta contribuirono, oltre ai fratelli inglesi e americani, anche quelli canadesi. La massoneria mal sopportava quei sovrani di Napoli: troppo cattolici e ben difesi, da un lato dall’ “acqua santa” del Papa, dall’altro da quella salata e ricca di traffici del Mediterraneo; ma soprattutto bruciava loro ancora la persecuzione ordinata, tra il 1825 e il 1832, contro le logge massoniche siciliane.
L’appartenenza massonica di Garibaldi contribuì quindi, a finanziare la conquista del Sud. Come è dimostrato dallo stesso Garibaldi che, nel ringraziare i propri fratelli di Palermo per il conferimento dell’altissimo grado assegnatogli in seno alla Massoneria, tenne a precisare, nella lettera inviata il 20 marzo 1862, che assumeva «di gran cuore il Supremo Ufficio» perché, da una parte, conferito dal libero voto di uomini liberi, e dall’altra per «l’appoggio che essi diedero da Marsala al Volturno, nella grande opera dello affrancamento delle province meridionali»…
Ai Maestri Massoni dell’Italia, Garibaldi fece notare inoltre l’importanza che ogni Massone cooperasse affinché Roma divenisse, oltre che italiana, la capitale di una «grande e possente Nazione». Tutti i fratelli, perciò, dovevano tenersi pronti ad accorrere «sotto quella bandiera per la quale fu sparso tanto sangue italiano».
E tra i Mille che si mossero dallo scoglio di Quarto o tra i loro sostenitori più o meno ufficiali, ci furono molti massoni: a iniziare da Bixio (della Trionfo ligure, tessera numero 105), a Crispi, compreso Cavour, primo ministro del governo sardo, e lord Palmerston, ministro di Sua Maestà britannica.
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