La “spedizione dei Mille”

 

La spedizione dei Mille costituisce tuttora uno dei capisaldi della mitologia risorgimentale.

Lo sbarco di Garibaldi a Marsala (11 maggio 1860) viene ancora presentato come un’impresa generosa quanto disinteressata, promossa con pochi mezzi e molto “entusiasmo patriottico”.

In realtà si trattò di un piano programmato da tempo per gli interessi di una potenza straniera nemica del Regno della Due Sicilie come la Gran Bretagna, che fu organizzato con l’apporto decisivo della massoneria.

Per quest’ultima, infatti, i Borbone di Napoli costituivano l’ostacolo principale all’obiettivo della distruzione dello Stato Pontificio.

Storici come Giacinto de’ Sivo (cfr. la sua Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861) denunciarono da subito il complotto della massoneria e delle potenze straniere contro le Due Sicilie mentre la nuova storiografia critica del cosiddetto Risorgimento ha aggiunto negli ultimi anni importanti contributi di documentazione, ma è molto significativa la testimonianza dall’interno della massoneria che riportiamo.

Il 4 luglio 2009, la Massoneria di Rito Scozzese, Obbedienza di Piazza del Gesù, ha ricordato nel corso di una conferenza stampa e di un convegno a Napoli la nascita di Garibaldi (4 luglio 1807).

In questa occasione lo storico Aldo Alessandro Mola, docente di storia del Risorgimento all’Università di Milano, considerato lo storico “ufficiale” della massoneria, ha affermato che la spedizione di Garibaldi fu finanziata con tre milioni di franchi dalla massoneria inglese.

«Il finanziamento proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l’impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio. Tutta la spedizione garibaldina fu monitorata dalla massoneria britannica che aveva l’obbiettivo storico di eliminare il potere temporale dei Papi ed anche gli Stati Uniti, che non avevamo rapporti diplomatici con il Vaticano, diedero il loro sostegno».

«I fondi della massoneria inglese – ha aggiunto il prof. Mola – servirono a Garibaldi per acquistare a Genova i fucili di precisione, senza i quali non avrebbe potuto affrontare l’esercito borbonico, che non era l’esercito di Pulcinella, ma un’armata ben organizzata. Senza quei fucili Garibaldi avrebbe fatto la fine di Carlo Pisacane e dei fratelli Bandiera» (Agenzia Ansa, 4.7.2009).

Lo storico della massoneria ha fatto anche un’altra illuminante ammissione sul ruolo della setta nella costruzione del mito di Garibaldi. «La sua appartenenza alla massoneria garantì a Garibaldi l’appoggio della stampa internazionale, soprattutto quella inglese, che mise al suo fianco diversi corrispondenti, contribuendo a crearne il mito, e di scrittori come Alexandre Dumas, che ne esaltarono le gesta» (Agenzia Ansa, 4.7.2009).