(Lettera Napoletana) Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo, è stato arrestato dai carabinieri il 3 marzo scorso. È accusato di aver chiesto ed incassato da un imprenditore una tangente da 100mila euro in cambio del rinnovo di una concessione nell’aeroporto di Palermo. Helg aveva creato alla Camera di Commercio lo “sportello della legalità” e sponsorizzava iniziative “antimafia” ed “antiracket”. Sottoscriveva dichiarazioni di plauso a magistratura e forze dell’ordine, complimentandosi con le operazioni portate a termine. Nel 2012 Helg fu nominato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica.

Quello di Helg è solo l’ultimo caso di esponente dell’associazionismo “antimafia-antiracket, di difensore della legalità” arrestato, indagato o costretto a dimettersi per le proprie frequentazioni.

In Calabria sono sotto inchiesta il “Movimento delle donne di San Luca” e “Ammazzateci tutti, due associazioni “antimafia” che hanno promosso iniziative di forte richiamo mediatico, dalle “marce per la legalità (Ammazzateci tutti” si definisce la “legalità organizzata”). La prima associazione deve rispondere dell’accusa di aver speso 160 mila euro di finanziamenti “per scopi personali, come l’acquisto di auto o la vendita di cosmetici con il logo dell’associazione”. Uno dei dirigenti di “Ammazzateci tutti” – invece – “viveva in una casa presa in affitto da una famiglia mafiosa” (“Il Mattino, 7.3.2015).

Un pentito della N’drangheta, Luigi Bonaventura, ha rivelato che l’organizzazione mafiosa “studia a tavolino, in modo scientifico, la possibilità di creare o avvicinare le associazioni antimafia esistenti(Il Mattino, 7.3.2015)

Silvana Fucito, coordinatrice in Campania della Fai (Federazione antiracket e antiusura), è indagata per associazione a delinquere, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di documenti contabili, omesso pagamento dell’Iva. Il 30 aprile 2014 la Procura di Napoli ne aveva chiesto l’arresto. Il marito, Gennaro Petrucci, è stato arrestato con le stesse accuse. Nei confronti di entrambi è stato disposto un sequestro per equivalente di 3 milioni e 753 mila euro (la Repubblica, 1.5.2014).

Strettamente legata al fondatore della Fai, Tano Grasso, con il quale ha partecipato a centinaia di manifestazioni “per la legalità”, normalmente finanziate da enti pubblici, Silvana Fucito fu inclusa nel 2005 dal settimanale americano TIME nella lista dei “37 eroi europei. Napolitano la nominò cavaliere del lavoro. La Rai, nel 2008 le dedicò la fiction “Il coraggio di Angela”.

Sui “professionisti dell’antimafia” (sono oltre 2 mila le associazioni “antimafia” in Italia. Cfr. Il Mattino, 7.3.2015) ormai i riflettori sono accesi. “Fra pochi giorni – ha annunciato Don Luigi Ciotti, un sacerdote che nel 1995 ha fondato “Libera”, associazione “contro le mafie, che raggruppa circa 1500 associazioni locali – avremo altre belle sorprese che ci faranno soffrire perché riguardano personaggi che hanno sempre riempito la bocca di legalità di antimafia” (la Repubblica-Bologna, 6.3.2015).

Dichiarazioni che probabilmente anticipano, grazie alle informazioni alle quali Don Ciotti ha accesso, nuovi provvedimenti della magistratura nei confronti dell’“antimafia militante”.

Anche la Commissione parlamentare Antimafia ha dovuto prendere atto dell’ampia zona grigia che si è creata in nome della lotta alla criminalità organizzata. “Indagheremo anche su chi ha costruito carriere all’ombra di una presunta lotta alla mafia, ha annunciato il vicepresidente della Commissione, Claudio Fava (ANSA, 5.3.2015).

In gioco – per l’esercito di professionisti della “lotta alla mafia” (loro preferiscono il termine mafie, al plurale, per dilatare ulteriormente nella percezione del pubblico la dimensione del fenomeno criminale) ci sono cospicui finanziamenti pubblici (12 presidenti locali della Fai sono retribuiti con fondi del Pon – Programma Operativo Nazionale – Sicurezza, finanziato da Unione europea e Ministero dell’Interno), i finanziamenti delle Regioni alle associazioni “per la legalità” e soprattutto la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, un patrimonio del valore non precisamente quantificato, ma stimato in decine di miliardi di euro. Libera promuove “percorsi di riutilizzo dei beni” in collaborazione con l’ “Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati” del Ministero dell’Interno ed ha organizzato un Master per la formazione di manager per la gestione dei beni confiscati in collaborazione con Unipol, l’assicurazione controllata dalla Lega delle Cooperative.

Saldamente nelle mani della sinistra politica, il “movimento antimafia” costituisce non – come crede qualche ingenuo benpensante o i docenti della scuole che aprono le aule alle lezioni di personaggi come Silvana Fucito – la reazione del Paese reale alla criminalità organizzata, ma la leadership organizzata dalla sinistra per gestire la reazione del Paese reale e svolge un lavoro di affiancamento e di supporto alla “lobby dell’antimafia”, che coinvolge pm di diverse Procure e giornalisti al seguito.

Tano Grasso, fondatore della Fai, è stato deputato dei Ds dal 1992 al 2001, assessore a Lametia Terme, Commissario nazionale anti-racket, “consulente anti-racket” del Comune di Napoli con la giunta di sinistra del sindaco Rosa Russo Iervolino. Già nel 2008 un articolo del settimanale “l’Espresso” (“Antimafia double-face, 14.2.2008) lo definiva “un caso emblematico di come in Sicilia frequentazioni ed amici possano essere scivolosi”.

Quanto a Don Luigi Ciotti, nel 1965 fondò a Torino il “Gruppo Abele”, per l’assistenza ai tossicodipendenti, che si schierò per la liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere. Dal 1995 si occupa a tempo pieno di “Libera,associazione per la lotta alle mafie” e per la diffusione della “cultura della legalità. Per un cattolico la legittimità, cioè la conformità al diritto naturale viene molto prima della legalità, che è solo la conformità alle leggi approvate da una maggioranza. Ma in nome della “legalità”, “Libera”si è trasformata in ONG. Quanto alla lotta alle “mafie”, oggi ce n’è una un in più: quella dei professionisti dell’antimafia. (LN86/15).