(Lettera Napoletana) Il candidato con maggiori chances di vittoria alle Comunali di Napoli, il 5 giugno prossimo, è il sindaco uscente Luigi De Magistris. Un paradosso, perché De Magistris ha governato malissimo. Con lui, a parte una ripresa del turismo dovuta esclusivamente al patrimonio di storia e di arte del quale dispone, Napoli ha continuato ad arretrare.

L’ex pm, che il Consiglio Superiore della Magistratura aveva giudicato incapace di esercitare le funzioni di pubblico ministero, dopo i fallimenti delle sue inchieste, si è rivelato incapace anche come amministratore. Bagnoli Futura, la società di trasformazione urbana incaricata della bonifica dell’area dell’ex Italsider, controllata dal Comune di Napoli, è fallita il 29 maggio 2014 dopo aver accumulato un passivo di circa 200 milioni.

Le Terme di Agnano, una risorsa naturale di livello mondiale con 72 sorgenti di acque terapeutiche, alla cui guida De Magistris aveva collocato come amministratore unico l’avvocato della sinistra radical-chic Marinella De Nigris, sono fallite, la riconversione dell’area orientale della città è ferma, il nuovo Stadio, promesso da De Magistris entro la fine del suo primo mandato, non ci sarà, ed il San Paolo cade a pezzi.

La raccolta differenziata dei rifiuti è ferma al 29,6% (dati dell’Asia, ancora meno secondo altre stime), contro il 70% promesso dall’ex pm in campagna elettorale, e Napoli resta l’unica metropoli europea ad esportare i propri rifiuti all’estero, al prezzo, per i propri cittadini, di una delle tariffe rifiuti (Tares) più care d’Italia.

Incapace di pensare un futuro per Napoli, De Magistris si limita all’agitazione ed alla propaganda, sostenuto da una coalizione di estrema sinistra che comprende i cosiddetti Centri Sociali, scuole di violenza ideologica e fisica, ai quali ha regalato interi immobili pubblici (un trentina quelli occupati abusivamente), Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, parte di Sel, il Movimento “Possibile” di Pippo Civati, “Sinistra italiana” di Stefano Fassina, ed una variopinta armata di ex dipietristi, trasformisti di vari partiti e reduci di varie formazioni di estrema sinistra, per finire con un gruppetto di “meridionalisti” in cerca di una poltroncina.

Ma se questo è il bilancio fallimentare dell’ex pm, i suoi principali avversari non fanno sperare in meglio. Il candidato del Pd Valeria Valente è una creatura politica ed un ex assessore di Antonio Bassolino, per il quale ha lavorato, nella Fondazione Sudd, fino a pochi mesi fa. Corresponsabile del disastro al quale Bassolino ha condotto Napoli prima da sindaco e poi da presidente della giunta regionale Campania, la Valente non ha alcun retroterra professionale ed è l’espressione della mediocrità della classe dirigente del PD campano. La sua è una scelta di ripiego della segreteria nazionale del partito, che non ha trovato nessun candidato credibile per la carica di sindaco di Napoli.

Il Movimento 5 Stelle ha candidato – scegliendolo su Internet (276 voti su circa 5 mila iscritti ) l’ingegnere di Monza Matteo Brambilla, che lavora per una società della Lega delle Cooperative. Diviso al suo interno (una parte guarda a De Magistris ), M5S è l’espressione della protesta confusionaria e ribellista dell’elettorato di sinistra, ma manca di programmi credibili e di soluzioni ai grandi problemi della città.

Proposte meno dannose per Napoli, sia pure in mancanza di una visione generale e di un modello di città, vengono dall’imprenditore Gianni Lettieri, candidato di una parte del centrodestra. Ex presidente di Confindustria Napoli, titolare della Atitech, società che effettua la manutenzione pesante per vettori aerei italiani e stranieri, Lettieri ha un passato di stretta collaborazione con Bassolino dal quale non ha mai preso le distanze, e tra i propri consiglieri allinea un personale politico trasversale e compromesso con le giunte Bassolino e Iervolino.

La mediocrità e l’inaffidabilità dei candidati sindaco fotografano una classe politica meridionale culturalmente omogenea nel suo insieme e subalterna agli interessi dei partiti nazionali e delle lobbies economiche del Nord. Ecco perché nonostante la presenza prevista di circa 1600 candidati e di una sessantina di liste per i 40 seggi al Consiglio comunale, dalle elezioni non arriveranno cambiamenti significativi per il futuro di Napoli.

Una nuova classe politica per Napoli e per il Sud non può venire dai partiti ma solo dalla società meridionale. Dagli Ordini professionali, dalle categorie, dall’associazionismo, dalle imprese, cioè da quel Paese reale ancora vivo e dotato di energie. Per chi ha a cuore le sorti del Sud è inutile illudersi nel gioco elettorale, che è falsato in partenza. La strada è quella di rivitalizzare la società meridionale per potere selezionare una nuova classe dirigente, con radici nella storia e nella cultura meridionale.

La FONDAZIONE IL GIGLIO ha elaborato in vista delle comunali, l’Agenda per Napoli, una serie di proposte per la società napoletana. È un contributo per immettere in una campagna elettorale piatta e priva di contenuti originali, idee nell’interesse della città.

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