(Lettera Napoletana ) Il 4 agosto 1578 il Re del Portogallo Dom Sebastiāo I scomparve nel corso della battaglia di Alcàcer-Quibir (Marocco), dove i portoghesi furono sopraffatti dalle forze superiori dei Mori e dei Turchi. Dom Sebastiāo I aveva voluto la spedizione in Marocco nello spirito di una Crociata, anche su richiesta della Chiesa, ed aveva impiegato anni a prepararla. Era diventato Re a 14 anni e la sua nascita aveva assicurato la continuità della dinastia degli Avis e l’indipendenza del Portogallo.

Figlio del Principe Dom Joāo e di Giovanna d’Austria, era profondamente cattolico e voleva rinnovare l’epopea della Reconquista dai musulmani. I turchi avevano occupato quasi tutto il Nord-Africa, ad eccezione del Marocco, e continuavano a minacciare le coste iberiche.

Quel 4 agosto 1578, ad Alcàcer-Quibir le sorti della battaglia sembravano volgere in favore dei portoghesi, quando l’avanguardia di Dom Sebastiāo avvertì un grido misterioso, (“Ter ! Ter !) e cominciò a ripiegare. Quella che avrebbe potuto essere una grande vittoria per il Portogallo e per la Cristianità si trasformò in un disastro.

Ma nonostante la disfatta, Alcàcer-Quibir è rimasta nella memoria portoghese come la Crociata dell’onore, dell’eroismo e del martirio. E la figura di Dom Sebastiāo l, soprannominato O Desejado (Il Desiderato) rifulge da allora come quella di un eroe dagli ideali purissimi. Nessuno gli serbò rancore per la sconfitta, e la sua scomparsa misteriosa, ha alimentato la leggenda di un suo ritorno, per salvare la Nazione portoghese e portarne a compimento gli ideali. Profezie e rivelazioni private si sono aggiunte al racconto del suo eroismo.

È nato così, nella seconda metà del ‘500, il Sebastianismo, movimento letterario e politico, che ha influenzato non solo il Portogallo, ma il Brasile ed altri Paesi di civilizzazione portoghese.

A Dom Sebastiāo I ha dedicato un articolo il sito Internet del movimento “Arautos d’El-Rei”, che ha ripubblicato un manoscritto del ‘700, edito per la prima volta nel 1947, “Provasse com muitos Vatecinios e Professias que o Rey D. Sebastiaõ ainda vive, e hade vir de novo reinar em Portugal”.

«Le profezie vere e proprie sono rivelazioni dello Spirito Santo e fanno discutere i teologi sul modo in cui Iddio può dimostrare che provengono da Lui. Quelle che la Chiesa definisce come tali sono materia di fede, ma quelle che non godono di questa testimonianza di autenticità possono essere ritenute tali sulla base di valide ragioni che renderebbero di temeraria empietà il giudicarle false.

Sul ritorno di Dom Sebastiāo esistono molte profezie che – per quanto non siano ancora approvate come tali dalla Chiesa, né chiaramente riconosciute – sono suffragate da una serie di elementi che fanno ritenere temerario considerarle false. Alcune di queste profezie sono precedenti alla scomparsa ed anche alla nascita del Re Dom Sebastiāo, altre risalgono al periodo in cui regnò sul Portogallo, prima della spedizione in Africa, altre ancora sono successive. Quelle che precedono la sua nascita non lo nominano espressamente, ma riportano particolari e circostanze che possono riferirsi solo alla sua persona. Quelle contemporanee oppure successive alla sua scomparsa in alcuni casi contengono riferimenti alla sua persona, in altri lo nominano esplicitamente.

Anzitutto c’è la profezia, comune a molti Santi, di una riforma che lascerà il segno nella Chiesa di Dio. I Mori ed i Turchi saranno confusi, e la Terra Santa sarà recuperata dai Cristiani. Il mondo, e soprattutto il Portogallo, vivranno un periodo di grande unione, di pace e di felicità. San Teofilo Vescovo, dopo aver riferito di vari eventi del mondo, nella profezia che comincia: “Dum summum Imperium occupabitur…” afferma che “un Re sconosciuto agli uomini, ma Santo agli occhi di Dio, dato per morto e del quale non si aspetta il Regno, recupererà i Regni perduti, assoggetterà il Gran Turco e restituirà ai cristiani la Casa Santa». (Antonio Monteiro da Fonseca, Sobre o Sebastianismo. Um curioso documento do começo do Século XVIII, Coimbra Editora Lda., Coimbra 1959, pagg. 49-50.) (LN91/15).

Leggi l’articolo completo su www. arautos d’el-rei.org