Se in Italia la Lega delle Cooperative non ha il monopolio totale dei supermercati, è per merito di Bernardo Caprotti, fondatore della catena “Esselunga”, morto il 30 settembre a 91 anni in una clinica di Milano. Coraggioso, caparbio, Caprotti ha lottato contro Coop rosse, amministrazioni locali e magistratura per decenni.

Nel 2006 Romano Prodi propose in tv la fusione tra la Lega della Cooperative, monopolista in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e con forti presenze in Liguria e nelle altre Regioni del Nord.

Caprotti, che combatteva con le amministrazioni delle regioni amministrate dai DS (poi PD) per ottenere le autorizzazioni ad aprire i propri supermercati, rifiutò e decise di stampare un dossier sugli abusi, le complicità e le protezioni delle quali godevano le Coop, allora presiedute da Giuliano Poletti, attualmente ministro del lavoro del governo Renzi.

Nacque così “Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani” (Marsilio, Milano 2007) un formidabile pamphlet sullo strapotere della Lega delle Cooperative (13 miliardi di fatturato, 56 mila dipendenti, terza impresa per dimensioni in Italia) uscito nel settembre 2007. Le Coop rosse reagirono con una querela con richiesta di risarcimento e di sequestro del libro.

Il 15 settembre 2011 la Prima Sezione civile del Tribunale di Milano (giudice Fabrizio Gattari) condannò Caprotti al pagamento di 300 mila euro “per illecita concorrenza e denigrazione ai danni di Coop Italia” ed ordinò il ritiro di “Falce e Martello” dalle librerie con l’obbligo di mandare al macero le copie giacenti ed il divieto di ripubblicarlo. Il titolare di Esselunga che sfidava le Coop fu anche condannato alla pubblicazione della sentenza sui quotidiani nazionali “con caratteri doppi rispetto al normale ed in grassetto.

Condannati anche l’economista Geminello Alvi, autore della prefazione del libro, ed il redattore de “Il GiornaleStefano Filippi, che aveva firmato l’appendice al libro di Caprotti (“La Coop sei tu? Conosciamoci meglio”).

Successivamente la Corte d’Appello di Milano ha accolto la richiesta di sospensiva dell’esecutività della sentenza, in attesa del giudizio di secondo grado.

Ma “Falce e carrello” resta uno dei libri proibiti dal pensiero unico, uno dei libri che fanno paura all’establishment politico ed economico. Un motivo per leggerlo, rendendo omaggio ad un combattente come Bernardo Caprotti.

 

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