Alberto Carosa e Guido Vignelli

L’invasione silenziosa. L’immigrazionismo: risorsa o complotto

Il Minotauro, pp 157

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Mai come in questi anni, la presenza ed il continuo arrivo di immigrati nei Paesi europei si presenta come “problema”, carico di incognite e di dubbi allarmanti.

I numeri rappresentano un quadro preoccupante: 3 milioni e mezzo gli immigrati previsti in Italia entro il prossimo anno, secondo le stime della Presidenza del Consiglio, pari all’8% della popolazione attiva; 20 milioni gli immigrati nell’Ue, tenendo conto soltanto dei regolari; un incremento di 300mila unità all’anno, secondo la Caritas; 4 milioni i potenziali immigrati provenienti dalla Russia.

Ma la cronaca degli ultimi anni ha drammaticamente evidenziato che il problema non può essere esaminato riducendolo al banale schema “accoglienza/xenofobia” finora uitlizzato. Al contrario, molti analisti hanno messo in luce scelte di politica internazionale ed economica che fanno ipotizzare l’esistenza di un piano preordinato di “colonizzazione” dell’Europa, mediante flussi migratori provenienti dai cosiddetti Paesi del terzo mondo, per lo più di religione e cultura islamica ma non solo, verso l’Occidente.

Appunto all’immigrazionismo è dedicato il saggio scritto da Alberto Carosa, giornalista e collaboratore dall’Italia del Wall Street Journal, e Guido Vignelli, saggista, autore di studi sulla televisione edesponente di Sos Famiglia, che intende dare risposta ad un quesito inquietante: si tratta soltanto di una teoria culturale e politica che tende a favorire un’immigrazione sempre più massiccia oppure è il fondamento di una vera e propria lobby che fa leva sulle masse di immigrati per sconvolgere quanto resta della civiltà occidentale e cristiana?

Chi favorisce i flussi migratori e perché? Il saggio fornisce un’ottima documentazione: «La politica dell’Europa in tema di immigrazione – dichiarava l’anno scorso il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi- mira a creare strutture perché gli immigrati vengano». «Il fenomeno migratorio – prediceva già nel 1990, auspicandone gli effetti, Umberto Eco – avrà come risultato finale un inesorabile cambiamento dei costumi, un’ibridazione che muterà statisticamente il colore della pelle, dei capelli, degli occhi delle popolazioni».

Nella lobby immigrazionista convivono e cooperano tecnocrati, vecchi agitatori marxisti-leninisti convertiti all’ecologismo, esponenti della nuova gnosi. Il supercapitalismo liberale pensa alle masse di immigrati come nuova forza lavoro a basso costo; la sinistra marxista vi vede il nuovo soggetto della lotta di classe; i fautori del nuovo ordine mondiale le hanno scelte come strategia per realizzare la società multiculturale e multietnica. Ad essi va aggiunta la forte componente cattolico-progressista, secondo la quale l’immigrazione massiccia sarebbe il prezzo che l’Occidente deve pagare per il suo passato coloniale per il suo presente evoluto.

La costruzione della società multiculturale e multietnica nasconde obiettivi più vasti. Giustapporre in nome del pluralismo etnie, razze e soprattutto culture diverse, non integrabili tra loro, è il modo per dissolvere quanto resta dell’identità cristiana su cui fu edificata la civiltà occidentale.

È illuminante, a tale proposito, che la Comunità di S. Egidio, uno dei sostenitori principali delle politiche immigrazioniste in Italia, abbia utilizzato la biblica “Torre di Babele” come metafora dell’accoglienza indiscriminata, come «luogo di ricerca del futuro». Ma la Babele era la punizione inflitta da Dio alla superbia degli uomini che volevano costruire facendo a meno della sua Legge.