(Lettera Napoletana) “Vengo da molto lontano, ma vado molto lontano. La formula, successivamente utilizzata da molti, fu coniata nel febbraio 1859 dal deputato carlista alle Cortes spagnole Antonio Aparisi Guijarro (1815-1872). Sintetizzava la dinamica della Tradizione, cioè l’ eredità del passato che viene da un tempo remoto, ma ci guida verso il futuro, anzi è la condizione per un futuro di progresso.

Lo ricorda in un articolo pubblicato su “Estudios”, rivista dell’Università di Città del Messico ITAM (Instituto Tecnologico Autónomo de Mėxico), la storica ed ispanista americana Alexandra Wilhelmsen, docente alla University of Dallas (“Reflexiones sobre el aspecto dinamico de la Tradición en la Civilización Occidental”, in “Estudios” n.116, vol. XIV, primavera 2016).

L’idea della trasmissione dell’eredità spirituale e culturale come base del progresso è comune – osserva Alexandra Wilhelmsen – ad altri pensatori spagnoli. Per Juan Vázquez de Mella (1861-1928)la tradizione è progresso ereditario, ed il progresso che non è ereditario non è progresso sociale. Per Francisco Elías de Tejada (1917-1978), l’autore di “Nápoles Hispánico, il progresso è il contributo che ciascuna generazione apporta a quanto ha ricevuto dalla generazione precedente.

E si potrebbe citare, tra gli altri autori europei, l’esponente del cattolicesimo sociale francese René de La Tour du Pin (1834-1924), che fondò nel 1897 il Circolo “Tradition et Progrès.

Il concetto di Tradizionerileva la studiosa americana – affonda le radici nella concezione lineare del tempo, passata dagli ebrei ai greci, che è tipicamente occidentale, e rompe con la concezione ciclica del tempo degli Orientali e dei nativi dell’America pre-colombiana, creando la distinzione tra passato, presente, e futuro. “L’essersi liberati dalla nozione ciclica o cosmologica del tempo ha fatto sì che gli occidentali pensassero a costruire sul proprio passato, invece che a pensare di ripeterlo, scrive Alexandra Wilhelmsen.

L’altro contributo fondamentale viene dal Cristianesimo: “I cristiani credono che solo Dio può creare dal nulla, dunque per noi è ovvio che gli uomini possano creare solo partendo da qualcosa, e questo qualcosa è la conoscenza del passato, la tradizione. Il patrimonio è stato ereditato è la materia da trasformare e modellare. Senza di esso il progresso sarebbe impossibile, perché non ci sarebbe nulla da migliorare e adattare.

Il carattere dinamico della Tradizione occidentale risalta nel contatto con le altre civiltà. La studiosa americana prende ad esempio la processione per la Festa del Corpus Christi (Corpus Domini) a Cuzco (Perù), ex capitale dell’Impero degli Inca.

Creata nel XVI secolo, e descritta da uno dei primi scrittori meticci peruviani, Garcilaso de la Vega (1501 o 15031536), detto El Inca, la processione per la Festa del Corpus Domini, la più importante del continente latino-americano, si innesta su una festa Inca che coincideva con il solstizio d’estate, sostituisce i riti pagani di adorazione del Dio Sole, e riesce a modificare la sensibilità delle popolazioni indigene della regione centrale delle Ande. Gli indigeni, compresa la famiglia imperiale Inca e la nobiltà, vi partecipavano entusiasticamente rendendo omaggio all’Eucaristia mentre il popolo cantava inni di grazia per la conversione al Cattolicesimo.

Si tratta di uno straordinario esempio di inculturazione, cioè, nel significato autentico dell’espressione, di “intima trasformazione degli autentici valori culturali mediante la loro integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nelle varie cultura umane” (Giovanni Paolo II, Enciclica Redemptoris Missio).

Il dinamismo della Tradizione occidentale – nota la studiosa americana – ha tre componenti essenziali: la selettività, la creatività e la trasmissione.

Ogni generazione seleziona attentamente quello che intende conservare del passato. I criteri essenziali sono la qualità, la bellezza, e la vitalità. Molto viene anche scartato, basti pensare alle tecnologie ormai obsolete.

La seconda componente del dinamismo della Tradizione occidentale è la creatività. Citando il filosofo Rafael Gambra (1920-2004), l’autrice dell’articolo osserva che la Tradizione per noi non è semplicemente quanto accettiamo dal passato, e neanche le modifiche alle convinzioni che abbiamo ereditato, ma quello che abbiamo fatto della eredità ricevuta. La parabola dei talenti del Vangelo (Mt 25,14-30) ci invita a mettere a frutto i talenti ricevuti in dono.

Infine c’è la componente della trasmissione. La Tradizione trasmette, e guarda avanti. “In Occidente – scrive Alexandra Wilhelmsen il desiderio di contribuire in maniera durevole alla società, e di partecipare allo svolgimento della storia è fortemente radicato fin da Roma antica. (…..) Evaristo Palomar, docente di Filosofia del diritto all’Universidad Complutense di Madrid, conclude un suo breve saggio del 2011 con questa affermazione: “Tradizione vuole dire trasmissione, cioè azione. (LN103/16).

 

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Leggi Alexandra Wilhelmsen, la carriera di una tradizionalista su Lettera Napoletana N. 65

 2016-08-22