Le Pagine scelte sono estratti di libri di diverso argomento, sia fuori commercio che facilmente reperibili, che forniscono al lettore un quadro sintetico, ma il più completo possibile, su di un particolare tema.

Spaziano tra storia, filosofia, scienza, politica, Magistero della Chiesa, attualità, per formare una piccola antologia del pensiero non omologato al relativismo culturale, con l’aiuto di autori di indiscutibile spessore, noti e meno noti, composti in agili fascicoli rilegabili.


 

Leone XIII contro la massoneria

Leone_XIIIVincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci (Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903), fu eletto al Soglio Pontificio il 20 febbraio 1878, all’età di 68 anni, col nome di Leone XIII.

Contraddicendo le previsioni che lo volevano papa di transizione, regnò per 25 anni – uno dei pontificati più lunghi della storia – dando alla Chiesa forte impulso con ben 86 Encicliche, alcune delle quali hanno indicato con netta lucidità, che conservano intatta ancora oggi, il cammino della società cristiana di fronte alle nuove istanze poste dal processo di secolarizzazione e dal diffondersi di liberalismo e socialismo.

Tra le maggiori, vanno ricordate l’enciclica Immortale Dei (1885) sul ruolo dei cattolici nello Stato moderno; l’Aeterni Patris (1879) nella quale la filosofia di san Tommaso d’Aquino viene riaffermata come perno del rinnovamento sociale e politico; la Rerum Novarum (1891), sulla questione operaia e la dottrina sociale della Chiesa.

Leone XIII è anche ricordato come uno dei papi che più fortemente si oppose alla massoneria e allo strapotere che le consentiva il nuovo assetto politico italiano, con l’invasione e la scomparsa dello Stato Pontificio avvenute soltanto otto anni prima dell’inizio del suo pontificato.

Proseguendo sulla linea del suo predecessore Pio IX, Leone XIII ribadì il non expedit che proibiva la partecipazione dei cattolici italiani alla vita politica del Regno sabaudo e si dichiarò “prigioniero entro i confini del Vaticano”.

Ugualmente, riaffermando il lungo Magistero della Chiesa sulla massoneria – la prima scomunica risale a Papa Clemente XII, con la Lettera Apostolica In Eminenti del 1738 – scrisse numerosi documenti contro di essa, tra cui le due Encicliche che proponiamo ai nostri lettori.

Nella Humanum genus (20 aprile 1884), Leone XIII denunciò la netta opposizione tra la dottrina cattolica e le idee filosofiche e le concezioni morali della massoneria, che riconducevano al naturalismo razionalista.

Indicò anche la strategia di penetrazione utilizzata dai massoni che “insinuandosi sotto specie di amicizia nel cuore dei Principi, mirarono ad avere in essi complici ed aiuti potenti per opprimere il Cristianesimo; e a fine di mettere nei loro fianchi sproni più acuti, si diedero a calunniare ostinatamente la Chiesa come nemica del potere e delle prerogative reali. Divenuti con tali arti baldanzosi e sicuri, acquistarono influenza grande nel governo degli Stati, risoluti per altro di crollare le fondamenta dei troni, e di perseguitare, calunniare, discacciare chi tra’ sovrani si mostrasse restio a governare a modo loro. Con arti simili adulando il popolo, lo trassero in inganno. Gridando a piena bocca libertà e prosperità pubblica; facendo credere alle moltitudini che dell’iniqua servitù e miseria in cui gemevano tutta della Chiesa e dei sovrani era la colpa, sobillarono il popolo, e lui smanioso di novità aizzarono ai danni dell’uno e dell’altro potere. Vero è bensì che dei vantaggi sperati maggiore è l’aspettazione che la realtà: anzi oppressa più che mai la povera plebe vedesi nelle miserie sue mancare gran parte di quei conforti, che nella società cristianamente costituita avrebbe potuto facilmente e copiosamente trovare”.

Nella Inimica Vis (8 dicembre 1892), indirizzata ai Vescovi italiani (ai fedeli fu indirizzata una versione di diverso stile ma identico contenuto, la Custodi, pubblicata nella stessa data), il Pontefice descrisse la massoneria come “una forza nemica che, sotto l’istigazione e l’impulso dello spirito del male, non ha smesso di combattere il nome cristiano, e si è sempre associata a certi uomini per riunire e dirigere i loro sforzi distruttori contro le verità rivelate da Dio, e, per mezzo di funeste discordie, contro l’unità della società cristiana. […] lo spirito comune a tutte le sètte anteriori che sono insorte contro le istituzioni cattoliche, ha ripreso vita nella sètta che si chiama ‘massonica’, e che, fiera di potere e di ricchezza, non teme di attizzare con una violenza inaudita il fuoco della guerra, e di portarlo in tutti i campi più sacri”.

La conclusione di Leone XIII fu che “essenzialmente inconciliabili tra loro sono cristianesimo e massoneria; sì che aggregarsi a questa è un far divorzio da quello”, ribadendo così la scomunica che colpisce chi si associa a logge e circoli massonici.

Scomunica che, è il caso di ricordarlo, è ancora attiva e non è mai stata ritirata da alcun Pontefice successivo, fino ai giorni nostri.

Anzi, essa è stata ulteriormente rinnovata, con un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26 novembre 1983, resosi necessario a causa di dichiarazioni fuorvianti di esponenti massonici rese in occasione della pubblicazione del Codice di Diritto Canonico, nel quale la massoneria non veniva esplicitamente menzionata come in precedenza. L’allora Prefetto della Congregazione, card. Joseph Ratzinger, attuale regnante Pontefice, dichiarò che “rimane immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poichè i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.”

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