Un fine buono non rende buona un’azione in sé cattiva

Pontificia Accademia per la Vita
Dichiarazione sulla produzione e sull’uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane

 

 

COSA SONO LE CELLULE STAMINALI

I “luoghi” di reperimento delle cellule staminali sono fondamentalmente due:

1. l’embrione allo stadio di blastocisti, che fornisce le cellule staminali embrionali (ESC);

2. vari tessuti dell’organismo già compiutamente formato, da cui provengono le cosiddette cellule staminali adulte (ASC), come il sangue (dei feti e dei neonati, rintracciabile nel cordone ombelicale e nella placenta, del midollo spinale degli adulti e anche del loro sistema circolatorio periferico), il cervello, il mesenchima di vari organi.

I tipi di cellule staminali che vengono ottenute dalle due “fonti” hanno caratteristiche differenti quanto al loro grado di differenziazione: le cellule totipotenti, proprie unicamente degli embrioni nei primi stadi hanno la possibilità di riprodursi e differenziarsi in modo da formare un altro organismo umano completo.

Le cellule pluripotenti e multipotenti, presenti nell’organismo già formato, possono dar origine a qualsiasi cellula organica (ma non a tutto l’individuo) o ai diversi tipi di cellule della “categoria” – cellule ematiche, epiteliali, ossee, ecc. – a cui appartengono (cfr. R. Lucas Lucas, Bioetica per tutti, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2002, p. 82).

La “plasticità” delle ASC, che opportunamente trattate possono raggiungere un livello di differenziazione tale da rendere completamente inutile il ricorso alle ESC, è stata chiaramente indicata […]. D’altra parte, una vasta letteratura scientifica mostra i maggiori vantaggi delle cellule staminali ricavate da organismi formati rispetto a quelle ricavate dall’embrione precoce. Le prime, infatti, sono più “governabili” proprio per il loro minore grado di indifferenziazione, mentre le seconde, maggiormente flessibili, presentano rischi superiori di evolvere verso formazioni tumorali.

Inoltre, e soprattutto, la modalità di recupero delle cellule staminali “adulte” è più semplice, perché non richiede l’elaborato processo della creazione di embrioni in vitro, ed eticamente valida, perché non implica la distruzione dell’embrione “donatore” (N.D. Theise, Stem cell research: elephants in the room, Mayo Clin Proc. 78 (8), agosto 2003: 1004-9; S. Mancuso, Stem cell research need not be carried out utilizing human embryos, Reprod Biomed Ondine, 6 (2), marzo 2003: 168-9; G. Miranda (ed.), The Stem Cell Dilemma. For the good of all human beings? International Colloqium, 13-14 November 2001, Rome, Italy, Guilé Foundation Press, Boncourt 2002).

Prof.ssa Claudia Navarini
Facoltà di Bioetica, Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
Agenzia Zenit, 18.07.2004

 

 

TERAPIE CON CELLULE EMBRIONALI

Una delle ragioni alla base dello scontro sulla legge che regolamenta la produzione di embrioni umani riguarda la possibilità di utilizzarli al fine di isolare cellule staminali embrionali pluripotenti.

Essendo queste cellule in grado di produrre qualunque tipo di cellula matura dei tessuti del nostro organismo, esiste la possibilità che le cellule staminali embrionali possano essere utilizzate per lo sviluppo di numerose terapie rigenerative ad oggi incurabili, quali il diabete, il morbo di Alzheimer eccetera.

Non ci sono terapie “embrionali”

A dispetto di un oggettivo, significativo potenziale terapeutico, non esistono terapie, nemmeno sperimentali, che implichino l’impiego di cellule staminali embrionali. Non è attualmente possibile prevedere se e quando questo diverrà possibile, data la scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano l’attività di queste cellule, che ci impediscono di produrre le cellule mature necessarie per i trapianti, e data la intrinseca tendenza delle staminali embrionali a produrre tumori.

Secondo, ma non meno importante, esistono numerose terapie salvavita che rappresentano realtà cliniche importanti, quali le cure per la leucemia, le grandi lesioni ossee, le grandi ustioni, il trapianto di cornea. Tutte queste si basano sull’utilizzo di cellule staminali adulte. Inoltre, sono in fase di avvio nuove sperimentazioni sul paziente che implicano l’utilizzo di cellule staminali cerebrali umane.

Terzo, le terapie cellulari per le malattie degenerative non si basano solo sul trapianto di cellule prodotte in laboratorio. Esistono tecniche altrettanto promettenti basate sull’attivazione delle cellule staminali nella loro sede di residenza. Saranno quindi le cellule del paziente stesso che si occuperanno di curare la malattia, una volta stimolate con opportuni farmaci. Ovviamente, trattandosi delle cellule staminali del paziente stesso, i problemi di rigetto che, ricordiamolo, possono esistere col trapianto di staminali sia embrionali che adulte, in questo caso non sussistono.

Quarto: la produzione di cellule staminali embrionali può avvenire senza passare attraverso la produzione di embrioni. Sono infatti in corso studi grazie ai quali è possibile deprogrammare le cellule adulte fino a renderle uguali alle staminali embrionali senza mai produrre embrioni. Si tratta di una procedura che ha la stessa probabilità di funzionare della clonazione umana, ma scevra da problemi etici e che produce cellule al riparo da rischi di rigetto.

Prof. Angelo Vescovi, Istituto San Raffaele di Milano
IL FOGLIO, 22.01.2005

 

 

INTERESSI NASCOSTI

D. Parlando di interessi economici, che rilevanza hanno i brevetti, nell’ambito della ricerca sulle staminali embrionali?

«La stragrande maggioranza delle applicazioni di queste cellule e delle tecniche per riprodurle sono ormai state depositate. Si deposita il brevetto con la copertura di un determinato punto di applicazione, e poi lo si estende a mille o duemila applicazioni dello stesso punto. Già chi arriva oggi si trova la strada sbarrata».

D. Quanto vale un brevetto?

«Non è valutabile. Può valere un euro, come mille miliardi. Dipende da quale applicazione ne verrà tratta. La questione è un’altra: se nascono metodi per produrre staminali embrionali che non passino attraverso la clonazione, senza bisogno dunque di produrre l’embrione ma invece con la tecnica del “de-differenziamento”, molti dei brevetti esistenti crollano. E questo crea una pressione a livello anche di pubblicazioni scientifiche, perché chi valuta i lavori da pubblicare può avere anche un interesse diretto. Le persone oneste che hanno interessi diretti su quello stesso argomento in genere rifiutano di valutare un lavoro».

Marina Corradi, L’inganno delle staminali embrionali,
AVVENIRE – Inserto È vita – 22 .02.2005,
intervista al prof. Angelo Vescovi, Istituto San Raffaele di Milano

 

 

«L’uomo è capace di produrre in laboratorio un altro uomo che dunque non è più dono di Dio, o della natura. Si può fabbricare, e così come si fabbrica, si può distruggere. […]  La ragione non è nemica della fede, anzi. Il problema sussiste quando c’è disprezzo di Dio e del sacro».

Card. Joseph Ratzinger
Prefetto per la Dottrina della Fede