Tutti, ma proprio tutti, i farmaci classificati come “contraccettivi di emergenza” hanno effetti abortivi, e non anticoncezionali, tra il 50 e l’80 % dei casi in cui la somministrazione avviene a ovulazione iniziata.

Per comprendere la loro azione, che produce la morte dell’embrione, è necessario tener presente alcuni processi fisiologici che avvengono nei primi giorni di gravidanza.

 

 

 

L’inizio di una nuova vita

Perché ci sia la possibilità di concepire un bambino, il rapporto sessuale deve avvenire in prossimità del periodo fertile del ciclo femminile, nei quattro o cinque giorni che precedono l’ovulazione. Con l’ovulazione, l’ovulo espulso dall’ovaio entra nella tuba. È qui che, di norma entro 24 ore, avviene il concepimento, cioè l’ovulo verrà fecondato da uno spermatozoo. Nell’arco di sole 12 ore, ha luogo la formazione del codice genetico (DNA) del nuovo essere vivente, che fornisce tutte le informazioni per le successive fasi del suo sviluppo. È l’inizio di una nuova vita, dell’esistenza di un bambino che, a questo stadio di sviluppo, viene chiamato zigote o più genericamente embrione. Nei giorni che seguono, l’embrione cresce (ogni 24 ore circa raddoppia il numero delle cellule di cui è formato) e percorre la tuba in direzione dell’utero.

Intanto, invia segnali della sua presenza all’organismo della mamma, per evitare che il sistema immunitario di quest’ultima inneschi reazioni difensive contro quel particolarissimo “corpo estraneo” che è il figlio. La madre produce e mette in circolo una proteina immunosoppressiva, il Fattore precoce di gravidanza (Early Pregnancy Factor, EPF), che si può rilevare nel suo sangue fin dalle 24 ore dopo la fecondazione.

Contemporaneamente, il progesterone, l’ormone della gravidanza (che svolge la sua funzione già regolando i tempi dell’ovulazione), predispone l’utero ad accogliere l’embrione, a provvedere al suo nutrimento e alla sua difesa, e inibisce le contrazioni della muscolatura per evitare la possibilità di aborto spontaneo.

In circa 5 giorni, l’embrione raggiunge l’utero e compie l’annidamento, cioè si impianta, attaccandosi alla parete ricoperta di un tessuto sviluppato proprio a questo scopo (endometrio), dove resterà per i nove mesi della gravidanza, fino al parto.

Guarda il video 

 

Come agiscono i “contraccettivi di emergenza”

Il termine contraccettivo indica quelle sostanze che impediscono il concepimento, cioè la fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo. Qualunque azione sia successiva a questo evento, non è più contraccettiva ma abortiva, cioè provoca la morte di un essere umano nei primissimi stadi della sua esistenza.

Le pillole contraccettive, anche quella che si prende durante l’intero ciclo mensile, sono sostanze “progestiniche” cioè simili al progesterone, non naturali ma di sintesi. Esse entrano in competizione con il progesterone e, essendo fino a due o tre volte più capaci di legarsi ai recettori che debbono accoglierlo, “modulano quantità e attività del progesterone” in modo da impedire o ritardare (per quelli d’emergenza) l’ovulazione, evitando che l’ovulo maturi ed entri nella tuba, dove potrebbe essere fecondato. Altri progestinici svolgono un’azione direttamente antagonista dell’ormone naturale, bloccandone i recettori.

Il progesterone, però, non ha soltanto una funzione regolatrice dell’ovulazione ma ha anche il compito fondamentale di predisporre l’utero all’annidamento dell’embrione.

Quindi, le pillole contraccettive svolgono di fatto anche un’azione “antinidatoria”: quando l’ovulazione è già avvenuta o è troppo tardi per bloccarla, esse non impediscono il concepimento dell’embrione ma la parete dell’utero sarà inadatta ad ospitarlo e a fornirgli il nutrimento per continuare il suo sviluppo. Questa azione viene riconosciuta dalle aziende farmaceutiche, anche se con ammissioni sibilline che ne minimizzano l’incidenza e lasciano nel vago i meccanismi di azione.

L’inganno consiste nell’affermare che “la contraccezione d’emergenza non è efficace dopo l’impianto; perciò essa non è abortiva” (American College of Obstetricians and Gynecologists – ACOG, autorità assoluta negli USA ma anche nel resto del mondo, 2012).

Il fatto è che l’impianto dell’embrione nell’utero non può avvenire perché la pillola ha impedito al progesterone di prepararlo, e l’embrione muore. Quindi, la pillola non ha effetti sull’embrione dopo l’impianto (in realtà non è vero neppure questo, dipende dalla molecola e dal dosaggio!) ma fa in modo che non abbia affatto la possibilità di annidarsi e di sopravvivere.

Come è possibile che le aziende farmaceutiche, le associazioni professionali, persino gli enti istituzionali come l’EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) e l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) che dovrebbero tutelare la salute pubblica e che stabiliscono quali farmaci possono essere commercializzati e a quali condizioni, possano affermare che la “pillola del giorno dopo” e quella dei “5 giorni dopo” non sono abortive e non interrompono la gravidanza?

Tutto nasce da un inganno precedente. Nel 1965, l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS)*, decise di “aggiornare” la definizione di gravidanza. Fino a quel momento, era accezione scientifica condivisa ed approvata che la gravidanza iniziasse con la fecondazione e terminasse col parto. Dopo, senza che ci fosse stata alcuna nuova scoperta scientifica in merito, per decisione dell’OMS l’inizio della gravidanza fu spostato di una settimana, a quando avviene l’impianto dell’embrione nell’utero.

In questo modo, l’embrione frutto del concepimento fu declassato a ovulo fecondato, definizione fortemente contestata dall’intera comunità scientifica, insieme alle gemelle pre-embrione e ootide.

“Ovulo fecondato” è una tipica espressione della neolingua di orwelliana memoria che serve a mascherare una realtà per non doverne riconoscere l’esistenza e per poterla manipolare a piacimento. Dello stesso stampo di “interruzione volontaria della gravidanza” per non dire aborto, per capirci.

Dopo la fecondazione, infatti, non si è più in presenza di un ovulo ma di un organismo del tutto nuovo, dotato di un DNA proprio, di natura umana: si è in presenza di un essere umano che ha appena iniziato ad esistere e che si sta sviluppando, come continuerà a fare per tutto l’arco della sua esistenza, che duri 5 giorni, 294 giorni o 36˙500 giorni.

In mancanza di motivazioni scientifiche alla base dell’ “aggiornamento” voluto dall’OMS, qualche dubbio può sorgere notando la particolare coincidenza che proprio in quegli anni fossero giunti alla fase sperimentale i nuovi contraccettivi ad azione antinidatoria, ma affermare che la decisione sia stata favorita dagli enormi interessi economici delle aziende farmaceutiche e dalle lobbies neo-etiche come Planned Parenthood sarebbe pronunciare un giudizio temerario.

Fatto sta che è grazie a questa nuova definizione di gravidanza che le sostanze che uccidono l’embrione prima che si annidi nell’utero sono considerate semplici contraccettivi, come se impedissero il concepimento, sorvolando sul dettaglio che il concepimento sia già avvenuto e che l’embrione – il bambino! – abbia già 5 giorni.

Sorvolando sul fatto che si tratti di aborti precoci e nascondendoli dietro le parole “contraccezione di emergenza” o “postcoitale” o “intercettiva”.

 

 

* Si è portati a credere che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sia il gotha della scienza internazionale e che le sue deliberazioni rappresentino la summa delle conoscenze in campo medico e scientifico. La consideriamo, insomma, una sorte di assemblea internazionale della scienza medica. In realtà, l’OMS è un’agenzia dell’ONU che riunisce i rappresentati politici designati dai ministeri della salute dei 195 Paesi che vi aderiscono. La sua Assemblea mondiale della sanità (World Health Assembly – WHA) ha essenzialmente una funzione politica di indirizzo e di influenza, in campi inerenti la salute nel quadro dei diritti dell’uomo, e vota a maggioranza le proprie deliberazioni. Le sue competenze non differiscono da quelle delle altre agenzie internazionali (UNICEF, UNFPA, UNAIDS ecc.) e, come queste, anch’essa esprime gli orientamenti politici, economici e culturali degli Stati con maggiore peso internazionale in seno all’ONU. Al suo interno, inoltre, sono rappresentate direttamente e indirettamente, le maggiori organizzazioni non governative che vi svolgono attività lobbistica per indirizzare opportunamente pronunciamenti, programmi e finanziamenti.