Se la cosiddetta “contraccezione d’emergenza” avesse fallito, non è detto che resti solo l’ospedale. 

I rimedi in verità non mancano! 

Infatti, oltre la pillola del giorno dopo e quella dei 5 giorni dopo, che già hanno effetti abortivi ampiamente documentati, ci sono altri mezzi ai quali si può ricorrere e che danno certezza del risultato e pochi inconvenienti, se si esclude l’impossibilità di mascherare l’aborto dietro la facciata della “contraccezione”.

 

  

 Il Cytotec

È un farmaco che normalmente viene prescritto nella terapia dell’ulcera gastrica ed è disponibile nelle farmacie dietro presentazione di ricetta medica.

Il principio attivo è il misoprostol, una prostaglandina che in alcuni Paesi è registrata anche come farmaco per l’induzione del parto, poiché ha una notevole capacità di provocare contrazioni dell’utero.

Il Cytotec è già usato in associazione alla pillola abortiva RU-486, anch’essa sintetizzata come antiulcera e solo successivamente utilizzata per l’effetto abortivo, molto più redditizio. Una molecola gemella del misoprostol è utilizzata negli ospedali italiani nella pratica dell’interruzione volontaria della gravidanza oltre il limite dei 90 giorni, cioè nei cosiddetti aborti terapeutici (fino al sesto mese).

Sulla sua applicazione come abortivo non esistono dubbi di alcun genere e gli viene riconosciuta un’efficacia del 96% nei primi tre mesi e del 70-80% fino al sesto mese di gravidanza.

Per questo il Cytotec è adoperato certamente nella pratica dell’aborto clandestino, tutt’altro che debellato dalla Legge 194, nonostante questo sia il maggior merito che le venga attribuito dai suoi sostenitori. Lo stesso Ministero della Sanità, infatti, ammette che siano almeno 20mila all’anno gli aborti effettuati al di fuori della legge negli studi medici, e considera la stima sottodimensionata.

A parte gli aborti a gravidanza avanzata, è fortemente improbabile che la maggior parte di essi sia eseguita con rischiosi interventi chirurgici che potrebbero essere scoperti facilmente. Molto meglio usare una pillola che il medico può acquistare online all’estero in confezioni da 50 compresse, che la paziente può assumere a casa propria, che non comporta gravi rischi per la salute, che non lascia traccia (ingerita o introdotta direttamente in utero) e che, quando non funziona completamente (15% dei casi) dà gli stessi sintomi di un aborto spontaneo, evitando conseguenze legali.

È convinzione generale che il Cytotec sia adoperato per abortire soprattutto dalle donne extracomunitarie, che hanno problemi di permesso di soggiorno o si prostituiscono o vogliono tenere nascosta la gravidanza, e sono numerosi i siti che offrono informazioni dettagliate su dove e come procurarselo e assumerlo (vedi in proposito anche l’articolo pubblicato dalla radicale Associazione Luca Coscioni del dott. Silvio Viale, medico dell’Ospedale S. Anna di Torino, sperimentatore della RU486 in Italia), e il tam-tam assicura un ampio elenco di medici compiacenti.

Ma non c’è motivo di dubitare che l’uso sia diffuso anche tra le italiane, visto soprattutto il numero crescente di aborti spontanei registrati negli ospedali.

 

Il vertiginoso aumento degli aborti spontanei

Una recente indagine comparativa dei dati annuali Istat ha evidenziato un incremento notevole degli aborti spontanei, sull’intero territorio nazionale, che raggiunge percentuali allarmanti.

Nel decennio 1982 – 1992 il numero annuo di aborti spontanei oscillava intorno ai 55.000 casi.

Dal 1993 si è registrata una crescita costante, ancor più rilevante tenendo conto della diminuzione del numero di donne in età fertile correlato alla diminuzione della popolazione italiana.

Nel 2008 (ultimo anno con dati certi) i ricoveri per aborto spontaneo sono stati 77.000, pari al 10-11% del totale delle gravidanze (cioè del numero di bambini nati + aborti spontanei + aborti procurati).

Si tratta di un incremento del 22% rispetto al 1994; del 35% rispetto al 1982, che nelle minorenni sfiora il 70%. Per le donne straniere la percentuale è aumentata dal 5% (1998) a oltre il 17% (2008).

In assenza di eventi rilevanti per la salute pubblica, quali pandemie e impennate dei tassi di inquinamento, è altamente probabile che l’incremento degli aborti spontanei sia da attribuire ad aborti chimici clandestini e alla diffusione della cosiddetta “contraccezione” di emergenza che per le giovanissime si avvia ad essere, ormai, “contraccezione di scorta”, da tenere a portata di mano.

 

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La spirale o IUD (Intra Uterine Device)

Altro metodo che viene utilizzato come “contraccezione d’emergenza” pur senza esserlo è la spirale. Si tratta di un supporto in plastica a forma di T che viene introdotto dal ginecologo all’interno della cavità uterina e vi rimane per 5-10 anni. È considerata un metodo contraccettivo e intercettivo. La sua diffusione, ampia negli anni passati, è oggi piuttosto modesta: si calcola che copra circa il 4-5% del totale dei mezzi anticoncezionali comunemente utilizzati.

Ne esistono due tipi:

– la spirale ormonale, che rilascia piccole quantità di Levonorgestrel che è il componente principale della pillola del giorno dopo;

– la spirale in rame, che rilascia piccole quantità di rame dal filamento che l’avvolge.

Il meccanismo d’azione di entrambi i modelli è pressoché uguale: la presenza del dispositivo  provoca uno stato permanente di infiammazione della parete dell’utero che, unito all’azione del rame o dell’ormone, modifica la fisiologia dell’apparato, agisce sulla motilità degli spermatozoi e, soprattutto, impedisce la formazione di un endometrio sano, capace di accogliere l’embrione al momento dell’impianto, cioè 5 giorni dopo il concepimento, che avviene nella tuba (vedi il video).

A causa di questa sua triplice azione, direttamente in loco, la spirale viene utilizzata come “contraccettivo d’emergenza” se applicata entro i 5 giorni successivi ad un rapporto sessuale non protetto, con risultati prossimi al 100%.

A parte questo suo particolare impiego, il meccanismo d’azione rende evidente che non si tratti di un mezzo “anticoncezionale” – non impedisce il concepimento ! – ma di un mezzo dichiaratamente abortivo, che oltre tutto rende praticamente impossibile valutare il numero di concepimenti e di mancati annidamenti nell’utero a cui va incontro una donna che la utilizzi.

 

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Tra aborti mascherati da contraccezione, aborti clandestini con farmaci destinati ad altro e aborti ufficiali praticati con la legge 194, ogni anno in Italia vengono uccisi circa 200˙000 bambini, la popolazione di una città di media grandezza.

L’orrore di queste morti innocenti dovrebbe scuotere la coscienza di ciascuno di noi: se quei bambini potessimo vederli  con i nostri occhi sarebbero salvi.

Invece, l’orrore è celato ai nostri occhi e non solo perché si svolge al chiuso delle sale operatorie o tra le pareti domestiche.

I nostri occhi non vedono perché le nostre menti sono state offuscate da un’ideologia della morte che ci ha fatto credere di avere il diritto di uccidere un innocente; ci ha convinti che il progresso non debba avere limiti, neppure il sacrificio umano; ci ha indotti a considerare la vita e la morte, il bene e il male come dettagli che possiamo modificare a piacimento; ci ha imposto un modello umano dotato di uno smisurato IO paradossalmente senza identità, privo di profondità e di slancio verso l’alto.

Non foss’altro che per egoismo, dovremmo riflettere sul fatto che un Paese che rinuncia ai figli non ha motivo di costruire il presente e cancella il futuro.

2015-08-21