Angela Pellicciari

I panni sporchi dei Mille. L’invasione del Regno delle Due Sicilie nelle testimonianze di Giuseppe La Farina, Carlo Pellion di Persano, Pier Carlo Boggio.

Prima ed. Liberal, Roma 2003;

ultima ed. Cantagalli, 2011  – pp. 216 

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L’unificazione d’Italia fu una vera e propria rivoluzione, pensata, organizzata e realizzata contro la volontà dei popoli e sulla loro pelle, per l’interesse – politico, economico e di loggia – di una oligarchia sostenuta da potenze straniere, le cui armi principali furono la menzogna, la corruzione e il tradimento.

La falsità dell’oleografia risorgimentale ha fatto credere a generazioni di Italiani che Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele II fossero “Padri della Patria”, ma grazie a studiosi come Angela Pellicciari sta finalmente venendo alla luce l’inoppugnabile verità dei documenti. L’Autrice, al suo terzo titolo basato su un paziente lavoro d’archivio, riporta i carteggi di Giuseppe La Farina – segretario della Società Nazionale e braccio destro di Cavour -, il diario di Carlo Persano – comandante della flotta sabauda – e un pamphlet del deputato Pier Carlo Boggio.

Testimonianze fedeli delle attività realmente svolte dai protagonisti degli eventi del 1860, nelle loro parole, gli alti ideali, i sentimenti di pietà e di amore fraterno, il sacrificio per la patria sono sostituiti dagli intrighi, dalle lotte intestine, dalla reciproca mancanza di fiducia, dai tratti miseri ed oscuri delle diverse personalità, che ci permettono di scoprire fatti ben diversi da quanti ci hanno raccontato.

Ad esempio, lo sbarco dei Mille mobilitò le masse siciliane alla rivolta antiborbonica? Risponde indirettamente una lettera di Medici a Garibaldi: «Caro Garibaldi, sono giunto questa mattina in questa rada di Cagliari con due battelli a vapore carichi di volontari. Attendo quindi notizie ed istruzioni. Ti segno intanto il totale della spedizione: 3500 uomini – 8000 fucili – 400.000 cartucce».

E ancora, i popoli napoletani lanciavano “grida di dolore” sotto l’“oppressione borbonica”? Risponde Cavour in persona, in diverse lettere a Persano: «La prego di porgere al Generale Garibaldi le mie sincere e calde congratulazioni. Sarebbe stato meglio che i napoletani compissero, od almeno iniziassero l’opera rigeneratrice; ma poiché non vogliono, o non possono muoversi, si lasci fare a Garibaldi. L’impresa non può rimanere a metà. […] Il marchese di Villamarina le avrà trasmesso il telegramma che le ordinava di recarsi a Napoli. Scopo apparente di questa missione si è di tenersi a disposizione della principessa di Siracusa. Scopo reale è di cooperare alla riuscita di un piano che deve far trionfare in Napoli il principio nazionale senza l’intervento mazziniano. Principali attori in esso debbono essere il ministro dell’interno signor Liborio Romano ed il …[omesso]. Vedrà di agire colla massima circospezionecercando tuttavia di ispirare in essi fiducia ed ardire. Sul ministro perché vecchio, liberale, unitario, provato ed onesto. […] Il problema che dobbiamo sciogliere è questo: aiutare la rivoluzione, ma far sì che al cospetto d’Europa appaia come atto spontaneo».

Senz’altro il grande merito che va riconosciuto alla Pellicciari e agli altri ricercatori impegnati nella ricostruzione della verità storica è l’aver reso impossibile, con la loro opera, continuare a ripetere i soliti luoghi comuni sugli “eroi” che hanno fatto l’Italia. È grazie a loro se possiamo disporre di validi strumenti per rispondere a quanti ancora credono che una menzogna ripetuta diventi verità.