Ripartire dalla propria Storia, salvando dal degrado e dall’abbandono i ponti borbonici della Via Regia delle Calabrie e collocando sul territorio un’adeguata cartellonistica.

È un progetto che aggrega sette associazioni civiche e culturali di Monterosso Calabro (Vibo Valentia) guidate da Familia de Rubro Monte dell’imprenditore Antonio Parisi, che ne è il coordinatore.

Il progetto è stato presentato il 5 Agosto 2019 nell’aula consiliare del Comune di Monterosso nel corso del convegno “L’Architettura borbonica nella Valle dell’Angitola”.

La Via Regia delle Calabrie partiva da Ercolano (Napoli) ed arrivava a Reggio Calabria. Sul fiume Angitola, nel territorio di Monterosso, fu avviata nel 1845 la costruzione di un ponte, che fu realizzato in cinque anni. Il Re Ferdinando II vi passò nel 1852, durante il suo viaggio nelle Calabrie, ha ricordato la prof.ssa Carmela Maria Spadaro, dell’Università Federico II. Si trattava di una importante infrastruttura, per consentire il trasporto dei semilavorati e dei celebri fucili delle Ferriere di Mongiana, che venivano imbarcati nel porto di Pizzo Calabro per Napoli.

Quel ponte, insieme ad altri della Via Regia delle Calabrie – ha documentato con l’aiuto di immagini nel suo intervento lo storico locale Bruno Congiustì – è coperto da sterpaglie e privo di segnaletica e di un’adeguata cartellonistica.

“Su quei ponti – ha osservato Antonio Parisi – pulsava la vita e l’economia del nostro territorio: le carrozze provenienti da Napoli, i carri con i prodotti di Mongiana. Dobbiamo recuperare con la manutenzione dei ponti e la segnaletica queste testimonianze della nostra cultura.”

La FONDAZIONE IL GIGLIO sostiene il progetto di Familia de Rubro Monte e delle associazioni di Monterosso.

Quelli che seguono sono gli interventi dello studioso di Storia calabrese Bruno Congiustì e della prof.ssa Carmela Maria Spadaro, dell’Università Federico II.

– “L’Architettura borbonica nella Valle dell’Angitola”, di Carmela Maria Spadaro, Università Federico II

– “La Via Regia delle Calabrie” di Bruno Congiustì, studioso di Storia delle Calabrie

 

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