Popiełuszko. Non si può uccidere la speranza

regia: Rafal Wieczynski

con: Adam Woronowicz, Zbigniew Zamachowski, Marek Frąckowiak

Polonia, 2010 (149 min.)

Acquista ora il dvd € 15,00

 

 

 

 

Come è già avvenuto per Katyn, del regista Andrzej Waida, anche questo è un film che in Italia non ha avuto distribuzione e non è circolato nelle sale cinematografiche. A dimostrazione della persistente e totalizzante egemonia ideologica alla quale sono ancora assoggettati gli ambienti culturali ed artistici nostrani, se qualche ingenuo ne avesse dubitato.

Invece, Popiełuszko. Non si può uccidere la speranza, del regista polacco Rafał Wieczyński, è un film da vedere assolutamente, per ricordare (o per scoprire, per i più giovani) cosa è stato il regime comunista che nel secolo passato ha oppresso i Paesi dell’Est europeo ed ha tenuto sotto assedio quelli dell’Ovest. E per riflettere su una storia recente che è anche la nostra storia e sull’imprinting culturale, sociale e persino economico che fu impresso allora e ancora grava su di noi.

Il film, che è la più grande produzione polacca del 2009, con 7 mila attori e comparse, 7 mesi di riprese in 14 città, racconta la storia di un sacerdote martire, il cui sacrificio estremo fu indicato da Giovanni Paolo II come “il tributo di sangue che ha salvato l’Europa”.

Tutta la vita di Padre Jerzy Popieluszko porta il segno del martirio. Nacque il 14 settembre 1947, Festa dell’Esaltazione della Croce, a Okopy, in una Polonia in piena occupazione sovietica, con masse di popolazione che fuggivano verso Ovest.

Jerzy crebbe sotto un regime che aveva cancellato le libertà individuali – prima fra tutte quella religiosa – che perseguitava la Chiesa e aveva incarcerato un terzo dell’episcopato, ma che non era riuscito a sradicare la fede del popolo e non era mai riuscito ad imporre l’ateismo di Stato. Una Chiesa guidata dall’eroico cardinale Stefan Wyszynsky, Primate di Polonia, perseguitato dal regime comunista, incarcerato dal 1953 al ‘56 e poi vissuto agli arresti domiciliari, sotto continua sorveglianza.

Wyszyński aveva rappresentato il punto di riferimento fermo per la Chiesa e per il popolo, con l’esempio e con l’insegnamento della “teologia della Nazione” tesa a rafforzare l’identità cattolica dei polacchi. Mentre era ancora prigioniero nel carcere stalinista, nel 1956, un milione di persone si riunì per rivolgere alla Vergine Maria la supplica composta dal cardinale e conosciuta come i “Voti di Jasna Góra” per celebrare i mille anni del Cristianesimo in Polonia. Il successivo 26 ottobre, il cardinale Wyszynski fu liberato.

In quello spirito di fede vissuta come testimonianza e temprata dal sacrificio personale, Jerzy Popieluszko fu ordinato sacerdote il 28 maggio 1972, a Varsavia.

Nel 1978 il cardinale polacco Karol Woytila viene eletto al soglio pontificio con il nome di Giovanni Paolo II. Nel suo primo viaggio in patria, nel 1979, nella Piazza della Vittoria di Varsavia il Papa prega “che lo Spirito Santo scenda su questa terra e la faccia cambiare”.

L’anno successivo, padre Popieluszko viene inviato come vicario alla parrocchia di san Stanislao Kostka, dove sorge la Huta Warszawa, la grande acciaieria già in passato terreno di scontro tra operai e governo.

Pochi mesi dopo il suo arrivo, gli operai scendono in sciopero perché ridotti alla fame dall’ennesimo aumento dei prezzi. Chiedono al cardinale Wyszynsk di designare un sacerdote per poter seguire la Messa anche durante l’occupazione dell’acciaieria. Fu così che, il 28 agosto 1980, Padre Jerzy divenne il cappellano di Solidarność, il primo sindacato libero al di là della cortina di ferro.

Altre proteste esplosero a Danzica e si allargarono ai cantieri navali, con a capo un elettricista di nome Lech Walesa. Solidarność divenne immediatamente un movimento nazionale che raccoglieva 10mila persone, il primo in cui Chiesa cattolica e mondo operaio erano uniti per imprimere un cambiamento definitivo al regime comunista. Iniziarono subito le persecuzioni, gli arresti, le cariche della polizia, la repressione e le diverse forme di controllo personale. Nel film, scene recitate e spezzoni di filmati d’epoca si alternano per ricostruire un quadro storico quanto più veridico possibile.

Nel 1981 viene introdotta la legge marziale: padre Popieluszko è fra gli organizzatori del Comitato di aiuto ai perseguitati e alle loro famiglie.

Nella chiesa di san Stanislao Kostka ogni mese celebra una Messa per la Patria, che richiama migliaia di persone di tutte le estrazioni, dall’operaio all’intellettuale, credenti e non credenti.

Le sue omelie divengono una spina nel fianco del regime: in esse il sacerdote chiede il ritorno alle libertà civili ed esorta i polacchi “a vivere nella verità dei figli di Dio, non nella menzogna imposta dal regime”. Le celebrazioni si concludono sempre con una preghiera “per coloro che sono venuti per dovere professionale”, riferendosi agli agenti dell’Sb, il servizio di sicurezza, infiltrati tra i fedeli allo scopo di provocare incidenti. Durante la Messa, la chiesa spesso è circondata da un cordone di automezzi della polizia per intimidire i partecipanti.

La celebrazione di una Messa per la Patria

La celebrazione di una Messa per la Patria

Le autorità temono l’influenza di padre Jerzy e lo accusano di attività anti-statale chiedendone la rimozione alla Curia di Varsavia. Nel frattempo cercano di fiaccarne il coraggio anche sul piano personale: tentano di screditarlo con false accuse, uccidono figli e parenti delle persone più vicine a lui; lo minacciano apertamente, fino a gettare una carica esplosiva contro la sua residenza (14.12.1982).

Gli operai della Huta Warszawa decidono di fornirgli una scorta permanente, giorno e notte.

Nel settembre dell’ ‘83, padre Popielusko organizza il primo pellegrinaggio di operai a Czestochowa, in onore della Madonna Nera lì venerata, che ancora si svolge ogni anno.

Nel dicembre successivo viene interrogato e fermato dalla polizia per “aver abusato della libertà di coscienza e di confessione, sia durante gli uffici religiosi, che nelle sue omelie”.

Il Cardinale Glemp, con l’intenzione di proteggerlo, gli propone di trasferirsi a Roma per approfondire gli studi, ma Jerzy rifiuta. Intanto, i mass media di regime conducono una violenta campagna contro di lui, definendolo “un fanatico politico”. È sotto sorveglianza continua da parte della polizia, viene arrestato 2 volte e subisce ben 13 interrogatori.

Si arriva così a quel fatidico 19 ottobre 1984.

Padre Popieliuszko si è recato in una chiesa di Bydgoszcz, 250 km da Varsavia, dove ha tenuto incontri ed ha celebrato la Messa. Nella sua omelia ha detto: «Chiediamo di essere liberi dalla paura, dal terrore, ma soprattutto dal desiderio di vendetta. Dobbiamo vincere il male con il bene e mantenere intatta la nostra dignità di uomini, per questo non possiamo fare uso della violenza».

Durante il viaggio di ritorno, l’auto viene attaccata e padre Jerzy è rapito da tre funzionari del Ministero dell’Interno, mentre il suo autista riesce a fuggire e a dare l’allarme.

Il sacerdote è selvaggiamente picchiato e seviziato, poi gli fracassano il cranio a colpi di manganello con ferocia bestiale. Infine, lo gettano ancora vivo nelle acque gelide della Vistola. Padre Popieluszko muore così a 37 anni. Il suo corpo sarà ritrovato il 30 ottobre, nel lago di Wloclawek.

Il regime comunista pensava di essersi liberato in questo modo di un infaticabile oppositore, ma non sapeva che “il sangue dei martiri è seme di cristiani”. Oltre mezzo milione di persone partecipò ai funerali di padre Popieluszko, nonostante le minacce ed il controllo della polizia.

Tra i tantissimi giovani, c’era anche il regista del film Rafał Wieczyński. «Avevo 16 anni quando partecipai ai funerali di padre Popiełuszko – ha dichiarato in un’intervista a Radio Vaticana – Insieme a 600 mila persone riuscivo a percepire i sentimenti della gente in quel periodo. È diventato una sorta di maestro, una figura con la quale mi confrontavo e volevo che la nuova generazione provasse le sensazioni di quei tempi, quando la gente era unita fondandosi sui valori del Vangelo».

La resistenza del popolo polacco infatti continuò fino alla caduta del regime polacco e al crollo dell’intero sistema comunista.

Le spoglie di padre Popiełuszko riposano accanto alla chiesa di San Stanislao Kostka, e la sua tomba è meta di pellegrini da tutto il mondo, si calcola oltre 18 milioni sino ad oggi. Anche il pontefice Giovanni Paolo II la visitò nel 1987.

Il 19 dicembre 2009 la Congregazione per le cause dei Santi ha promulgato il decreto sul “martirio del Servo di Dio Giorgio Popiełuszko, sacerdote diocesano; nato il 14 settembre 1947 ad Okopy Suchowola (Polonia) e ucciso in odio alla fede il 20 ottobre 1984 nei pressi di Włocławek (Polonia)”

La Messa solenne di beatificazione è stata celebrata domenica 6 giugno 2010, a Varsavia nella ex Piazza della Vittoria, oggi intitolata al maresciallo Piłsudski, padre dell’indipendenza polacca.

Il film sulla storia dell’eroico sacerdote in Polonia è stato visto da un milione e trecentomila persone ed è stato proiettato nelle scuole perché i giovani potessero farsi un’idea di che cosa sia stata la dittatura comunista che ha schiacciato il loro paese per circa mezzo secolo.

In Italia, invece, il film non ha avuto pubblicità e praticamente non è stato distribuito nelle sale. Persino l’edizione home video prodotta dalla Medusa ed allegata ad alcune riviste ha avuto una limitata diffusione nelle edicole.

Leggi l’intervista al regista Rafal Wieczynski

Vai alla scheda del film Katyn