La teoria evoluzionista:

 

non è mai stata dimostrata dalla ricerca sul campo, anzi ogni nuova scoperta fossile ha costretto a modificare le datazioni;

 

molte ricerche con pretese scientifiche in realtà partono da assunti evoluzionistici, cioè analizzano i dati raccolti utilizzando criteri dettati dalla stessa teoria che vogliono verificare, come nel caso del metodo di datazione ai radioisotopi;

 

nessuna linea evolutiva è mai stata ricostruita completamente, né è stata fornita una spiegazione logica e documentata degli enormi salti temporali che dividono le specie monocellulari da quelle pluricellulari. Infatti, da batteri ed alghe (monocellulari) vissuti per oltre 2 miliardi di anni senza subire significative variazioni, si passa improvvisamente ad organismi composti da milioni o miliardi di cellule, comparsi in un tempo geologicamente breve, 570 milioni di anni fa, con la cosiddetta esplosione del Cambriano. In mezzo non c’è nulla, non sono mai stati ritrovati organismi di due, venti o duecento cellule come sarebbe logico aspettarsi. L’eloquente giustificazione fornita per questo consistente “buco” evolutivo è che «esiste una vasta lacuna negli archi fossili dovuta al semplice fatto che, per qualche motivo, sono molto pochi i fossili conservati per periodi anteriori a 600 milioni di anni» (Richard Dawkins, biologo e zoologo americano, campione accademico dell’evoluzionismo);

 

negli ultimi anni, i vari “anelli di congiunzione” che si era creduto di trovare, gli ominidi considerati certamente antenati dell’uomo sono stati declassificati a rami collaterali secondari della cosiddetta linea evolutiva umana, cioè rami secchi non in relazione con l’evoluzione umana e spesso cronologicamente paralleli ad essa;

dna1la genetica ha smentito buona parte delle ipotesi evoluzionistiche, come l’ipotesi che gli esseri viventi derivino tutti da creature marine primordiali e che specie diverse abbiano progenitori comuni. Infatti, gli evoluzionisti hanno sempre affermato che la prova di tale teoria sarebbe l’omologia rilevabile tra parti morfologiche differenti di specie diverse (come per es. l’ala del pipistrello e la pinna della balena, che avendo strutture pentadattili simili, sarebbero l’esempio della diversificazione evolutiva di specie derivanti da uno stesso antenato).

La genetica ha dimostrato l’assurdità di queste affermazioni, poiché in realtà a livello di DNA tra le due strutture non esiste alcuna prossimità e, quindi, esse non sono riconducibili ad un unico gene progenitore.

 

 

Contro l’evoluzionismo

 

Gli scienziati che sempre più apertamente si schierano contro l’evoluzionismo appartengono a diverse discipline, il che avvalora le loro affermazioni perché le loro confutazioni partono da punti di vista assolutamente diversi tra loro.

 

I matematici

plutonenon riescono a costruire un modello matematico o informatico – ma neppure linguistico – basato sui principi evoluzionistici. L’esempio seguente prende a riferimento la lingua

inglese, ma dal punto di vista matematico è valido per ogni lingua:

–  le frasi – con o senza senso – che si possono comporre con 100 lettere sono un numero notevole = 26100 (26 elevato alla 100esima potenza);

–  sarebbe a dire, tante frasi da coprire la superficie di un intero pianeta come Plutone, però, tra queste, le frasi di senso compiuto occuperebbero appena la superficie di una monetina da 10 centesimi;

–  se sostituiamo alle lettere gli aminoacidi che servono a costruire le proteine di cui ogni essere vivente è composto – che sono soltanto 20 e le loro sequenze ordinate costituiscono tutte le diverse proteine esistenti – la possibilità di ottenere frasi senza senso, cioè proteine inadatte alla vita, è di 20250 (20 elevato alla 250esima potenza)

–  tutti i secondi trascorsi dal Big Bang fino ad oggi sono meno di 1018 (10 elevato alla 18esima potenza): dunque, non sarebbe bastato il tempo per riuscire a costruire tutte le proteine adatte alla vita di cui sono attualmente composti gli esseri viventi

–  insomma, seguendo le teorie evoluzionistiche, la probabilità matematica che la vita sia nata casualmente dalla materia inerte è pari a 1 possibilità su 1040.000 (10 alla 40.000esima potenza), vale a dire = 0

 

I biologi e gli entomologi

moscerinoanalizzando i dati di ricerche effettuate su specie che si riproducono rapidamente, come il moscerino della frutta, che è studiato da oltre 80 anni. Poiché nasce una nuova generazione ogni 11 giorni, le generazioni fatte sviluppare in laboratorio assommano ad un numero ben più grande delle generazioni di esseri umani che si sono succedute sulla terra dall’origine della vita.

Ebbene, gli entomologi e i biologi che studiano questi moscerini affermano che «essi si rifiutano categoricamente di mutare; non si è mai assistito alla comparsa non solo di una nuova specie, ma neppure di un singolo nuovo enzima».

Se questa verifica diretta non bastasse, si è potuto constatare che tutte le mutazioni genetiche indotte dall’esterno, per opera degli scienziati stessi, per quanto minime potessero essere, hanno sempre avuto esiti negativi, rivelandosi distruttive e dando luogo a malformazioni o alla morte.

 

Ciò si collega all’obiezione antievoluzionista mossa da

 

I genetisti

i quali hanno scoperto che il DNA, ben lontano dall’accettare mutazioni di alcun genere, possiede dei meccanismi di autoconservazione che riconoscono e rimuovono gli errori casuali che si verificano nelle varie “trascrizioni”. Dunque, il DNA tende a perpetuare se stesso non a mutare, anche grazie all’azione di una serie gerarchizzata di geni, che funzionano in tempi e modi diversi, che riorganizzano le sequenze, se occorre predisponendo anche nuove strutture compensative, atte a conservare l’informazione originaria.

 

Inoltre, altre obiezioni che sono alla base della teoria antievoluzionista sono enunciate da FISICI e BIOCHIMICI