(Lettera Napoletana) – Poche cose fotografano la condizione del Sud come l’inaugurazione della Stazione di Piazza Municipio della Metropolitana di Napoli, avvenuta il 23 maggio alla presenza del ministro per le infrastrutture Graziano Delrio, del sindaco Luigi De Magistris, e di una larga rappresentanza di esponenti della classe politica, di “autorità” e di giornalisti.

 I lavori per la realizzazione della linea 1 del Metrò iniziarono il 22 dicembre 1976 e durano da quasi 40 anni. In questo arco di tempo sono stati realizzati 18 km di percorso e 18 stazioni, ad un ritmo di poco più di 450 metri all’anno. Roma dispone di 3 linee di Metrò con 108 stazioni su 100 km di lunghezza, Milano di 4 linee (108 stazioni, 100 km di lunghezza), Lisbona di 4 linee (55 stazioni, 45,5 km di lunghezza), Madrid di 12 linee, con 300 stazioni su 293 km di lunghezza. Improponibili i confronti con Londra e Parigi.

 I costi complessivi dell’opera, interamente finanziata da contributi pubblici, non sono noti. La “Società Metropolitana di Napoli S.p.a.”, controllata attraverso la “Napoli Metro Engineering”, dalla “Metropolitana Milanese S.p.a.”, società del Comune di Milano, e presieduta da 21 anni (un altro record) dall’ingegnere milanese Giannegidio Silva, 74 anni, non dispone neanche di un sito Internet. La mancanza di trasparenza, più esattamente la reticenza nel fornire informazioni, è totale. All’inaugurazione della Stazione Municipio ai giornalisti è stata distribuita una brochure che parla esclusivamente della “Metropolitana dell’arte” (opere di arte moderna discutibili e costose volute dall’allora sindaco Bassolino per alimentare il circuito intellettuale e mediatico che lo sosteneva), degli architetti che hanno realizzato la stazione, e dell’artista israeliana Mical Rovner, che ha firmato l’allestimento. Nessun dato tecnico, nessuna cifra sui costi, nessuna previsione sui tempi. Silva, interpellato da qualche giornalista, ha detto di “non disporre di dati al momento” (Ansa, 23.5.2015).

 Ancor più della mancanza di trasparenza colpisce l’assenza di reazioni. Nessuno tra i politici, di maggioranza e di opposizione, presenti in massa all’inaugurazione, ha avuto nulla da obiettare. Dall’ex sindaco comunista Antonio Bassolino all’assessore ai Trasporti della Regione Campania, Sergio Vetrella, di centrodestra, si è levato all’unanimità un unico coro autocelebrativo. In questi decenni neanche un’interrogazione parlamentare è stata presentata su un’opera pubblica che ha divorato risorse enormi.

 Dopo l’inchiesta del 1993 sul pagamento di tangenti a quasi tutti i partiti presenti nel Consiglio comunale da parte della “Metropolitana di Napoli S.p.a”, nessuna indagine è stata aperta dalla magistratura negli ultimi 20 anni e nessuna inchiesta giornalistica è apparsa sui mass-media. Neanche i cosiddetti “antagonisti”, che a Napoli occupano circa 25 edifici pubblici e privati nell’indifferenza di forze dell’ordine e magistratura, hanno voluto disturbare la festa ed il loro protettore Luigi De Magistris.

 È la rappresentazione plastica del meccanismo di scambio tra potere politico centrale, grandi imprese del Nord, e ceto politico meridionale che risale all’unificazione e si è rafforzato con il cosiddetto “intervento straordinario nel Mezzogiorno”. Finanziamenti pubblici da gestire in cambio del consenso. Al meccanismo non sono estranei giornalisti, editori, ed organi dello Stato.

 Il progetto della linea 1 del Metrò di Napoli prevede un anello di 25 km, dalla periferia Nord di Piscinola attraverso il centro della città, Poggioreale, Capodichino e Miano. L’ultima tratta dell’opera, da Capodichino a Piscinola, 40 anni dopo, non dispone neanche del progetto esecutivo e non è finanziata. Al ritmo tenuto finora occorreranno – ammesso che si trovino le risorse – altri 16 anni per completarla.

 Gli ultimi dati sui costi forniti dalla Società Metropolitana di Napoli S.p.a. e relativi alla sola tratta Dante-Università (7 anni di tempo per realizzarla), registrano un costo per chilometro di 180 milioni di euro (Roma, 18.12.2010). Lo stesso presidente della Metropolitana di Napoli S.p.a., Giannegidio Silva, ha ammesso che si si tratta di “un caso limite” (Ansa, 16.12.2010).

 In realtà si tratta di uno scandalo mondiale. Napoli è ultima tra le metropoli europee per dotazione di linee di metrò e perde il confronto anche con le città del Terzo Mondo. A Fortaleza, capitale del Nordest del Brasile, i lavori del Metrò hanno avuto inizio nel 2007. A giugno del 2012 l’opera è stata inaugurata. In 5 anni sono stati realizzati 24,1 km con 18 stazioni.

 Certo, si può obiettare che a Napoli, durante i lavori di scavo per il Metrò vi sono stati importanti ritrovamenti archeologici. È l’argomento dell’ing. Silva. Ma non regge ad un’analisi oggettiva ed ai confronti. A Roma – dove pure si gridò allo scandalo per la durata dei lavori del Metrò – la costruzione della linea 2, da Anagnina a Prati, cominciò nel 1964 e riprese nel 1969 dopo una interruzione di 5 anni. La linea è entrata in funzione nel 1980. Durata complessiva – compresi i 5 anni di stop – 16 anni. Molto meno della metà di quelli occorsi per il Metrò di Napoli, nonostante gli importanti ritrovamenti archeologici. Il percorso realizzato è stato di 18,4 km, le stazioni 37.

 Sabato 22 maggio, mentre nella Stazione Municipio il ministro Delrio, De Magistris, Bassolino, il prefetto, l’assessore Vetrella, e naturalmente l’ing. Giannegidio Silva, concludevano la cerimonia di inaugurazione con un brindisi ed i complimenti reciproci (Delrio e De Magistris si sono abbracciati, il ministro ha definito Bassolino un “sindaco illuminato”), a pochi metri di distanza, si svolgeva la “giornata della legalità” organizzata dall’associazione “contro le mafie” Libera, di Don Luigi Ciotti, la più importante tra le circa 2 mila associazioni “antimafia” ed “antiracket” che in Italia si dividono i fondi del Ministero dell’Interno e delle Regioni.

 Lettera Napoletana se n’è occupata recentemente ( cfr.”Sud, la nuova mafia dell’antimafia”, LN86/2015”) Libera gestisce insieme alla Lega della Cooperative, al centro dell’inchiesta della Procura di Roma denominata “Mafia capitale” e praticamente di ogni inchiesta sugli appalti pubblici, i beni confiscati alla criminalità organizzata ed affidati loro dallo Stato.

 In piazza con questi difensori della “legalità” c’erano anche alcuni magistrati. Nessuno ha ritenuto di spostarsi di qualche metro, per andare a vedere la Stazione Municipio e fare qualche domanda su tempi, costi e progetto di questo Metrò infinito.

 Gli appassionati di calcio ricordano una espressione resa famosa dall’allenatore Vujadin Boskov: “rigore è quando arbitro fischia…”. Ecco, legalità è quello stabiliscono i suoi “difensori”. (LN88/15).