(Lettera Napoletana) Alle elezioni per il parlamento europeo del 26 Maggio, dal Sud arriva una nuova e netta bocciatura per la sua classe politica. Un rifiuto espresso anzitutto dall’astensionismo: in tutte e sette le regioni meridionali le percentuali di partecipazione al voto sono al di sotto della media nazionale, già bassa, ed ultima tra i Paesi dell’UE (56,09) ed al di sotto del 50%. La differenza diventa enorme in Sicilia, dove ha votato appena il 37,5% (-18,5); Calabria, 44,0 % (-12,0); Campania, 47,6 (-8.4%); Puglia, 49,7 (-6,3%).

Nei grandi centri urbani del Sud la partecipazione al voto è ormai un fenomeno di minoranza: il 43,4% a Napoli (hanno votato 304mila elettori su 704mila), il 39,4 a Palermo, il 37,8 % a Catania, il 39,3 a Reggio Calabria, il 46,2 a Matera. Solo a Bari, dove si votava per le Comunali, le elezioni più vicine agli interessi reali dei cittadini, si è raggiunto il 52,5%.

La seconda bocciatura della classe politica meridionale arriva dai risultati della Lega al Sud. Al di là del giudizio politico su questa formazione, è clamoroso il fatto che un partito senza assessori, che non gestisce sottopotere al Sud, privo di dirigenti e senza il sostegno dei mass-media, abbia raccolto più voti dei cacicchi che governano le grandi Regioni meridionali avendo in mano tutte le leve del potere: gli assessorati alla Sanità (che da soli gestiscono tra il 60 ed il 65% del bilancio di una Regione), le società partecipate, hanno sotto di sé la catena di sindaci ed assessori, ed hanno accesso illimitato ai TGR della RAI e convenzioni con le agenzie di stampa.

In Campania, dove Vincenzo De Luca (Pd) è al governo della Regione da 4 anni, la Lega è il secondo partito con il 19,2 e supera il Pd (19.01). In Puglia, dove Michele Emiliano (Pd) è stato per 10 anni sindaco di Bari e governa la Regione da 4 anni, la Lega è al 25, 2 %, il Pd al 16,6, 8 punti in meno della media nazionale del partito (22,6); in Calabria, dove Mario Oliverio (Pd) governa da 5 anni, la Lega è al 22,6%, il Pd al 18.2%

In Abruzzo, dove il Pd ha governato per 14 anni (a Febbraio 2019 è stato eletto Marco Marsilio, FdI) – la Lega è il primo partito con il 35,2, al di sopra della media nazionale (34,3). Il Pd raccoglie il 16,9%, la percentuale più bassa d’Italia.

Perché tanti meridionali hanno votato per la Lega (1 milione 285mila voti nel Sud continentale, 319mila in Sicilia)? Per protesta contro una classe politica incapace di rappresentare i loro interessi reali, subalterna ai partiti nazionali ed alle lobbies economiche e finanziarie. (In questo numero di LN ritorniamo sullo scandalo dei costi dell’assicurazione RCA), e perché la Lega propone risposte alternative al diktat ideologico dell’immigrazionismo, che per il Sud significa importare nuovo sottosviluppo, alla criminalità in aumento (in parte conseguenza dell’immigrazionismo) ed al sistema fiscale oppressivo, che strangola le piccole e medie imprese meridionali.

I partiti più caratterizzati in senso ideologico, eredi del marxismo o espressione del liberalismo pro-Unione Europea, dal Pd a + Europa, raccolgono i peggiori risultati proprio al Sud. Il Pd, rispetto ad una media nazionale del (22,6), ottiene il 19,1 in Campania (-3,5); il 18,2 in Calabria (-4,4); il 18,4 in Sicilia (-4.2); il 17,3 in Basilicata (-5.3); il 16,9 in Abruzzo (-5,7); il 16,6 in Puglia (-6); il 14,6 in Molise (-8).

“+ Europa, la lista della radicale Emma Bonino, ex commissario UE e componente del board della Fondazione Open Society del finanziere George Soros, ideologo e finanziatore dell’immigrazionismo, alleata del teorico dell’UE federalista” belga Guy Verhofstadt, fa ancora peggio del risultato nazionale (3,09%) e raccoglie il 2,52 in Campania, l’1,86 in Calabria, l’1, 94 in Sicilia, l’1,7 in Abruzzo, l’1,41 in Molise, riuscendo a superare solo in Puglia (4,98) ed in Basilicata (3,2) la media.

A Napoli città, il Pd vince solo nei quartieri della borghesia medio-alta di Chiaia-Posillipo (36%), e del Vomero (37,7), dove va molto oltre la media cittadina del 23,2%, mentre la Lega (media cittadina 12,3%) tocca i massimi nei quartieri popolari di Vicaria (17,9), San Lorenzo, San Carlo Arena, confermando che la contrapposizione tra le élites ideologizzate dei ceti medio-alto ed i ceti popolari è un dato reale.

Nella IV Municipalità, che comprende il Rione Vasto, trasformato in un pezzo di Africa da Prefettura e Comune di Napoli, che vi hanno collocato centri di accoglienza per 1200 immigrati, la Lega raggiunge il 16%, quadruplicando i voti delle politiche del 4 Marzo 2018. A Stella – San Carlo Arena, nella Terza Municipalità, guidata da un esponente del “Centro sociale” Insurgencia, alleato del sindaco De Magistris, che ha condotto una violenta campagna ideologica contro il ministro Salvini centrata sull’“antifascismo”, la Lega arriva al 14,2 e tocca il migliore risultato nella periferia nord abbandonata di S. Pietro a Patierno (19,8).

Il Movimento 5 Stelle crolla anche al Sud. A Napoli, in poco più di un anno, dalle politiche del 4 Marzo 2018 alle Europee del 26 maggio 2019, dimezza i voti raccolti (da 232 mila a 118 mila). Il dato smentisce le analisi dei mass-media del Nord, che avevano definito il voto a questa forza politica un effetto della legge sul reddito di cittadinanza, nella città che ha fatto segnare la punta più alta di richieste. La delusione di tanti meridionali riguarda, invece, le contraddizioni di una forza politica eterogenea, nella quale convivono residui ideologici post-‘68, con l’accettazione di schemi del pensiero unico dominante come l’ambientalismo, con un pragmatismo privo di una visione del Sud e di riferimenti alla sua Storia.

La Lega, diventata nazionale, può rappresentare il Sud? Certamente no. Il Sud – come più volte Lettera Napoletana ha ribadito – deve darsi una sua classe politica, nata dalla sua cultura e dalla sua Tradizione. Il problema principale del Sud, dall’unificazione in poi, è quello di essere rappresentato da complici, ideologici ed affaristici, delle forze politiche ed economiche che hanno voluto l’unificazione. E nei modi che conosciamo.

Fino a quando una nuova classe politica meridionale non sarà disponibile, e fino a quando il Sud sarà inserito, in modo peraltro subalterno, nel sistema Italia, i meridionali continueranno a scegliere la protesta dell’astensione, o a dare il voto alle forze politiche meno compromesse con le fallimentari ideologie liberali, marxiste, neo-liberali. E che almeno offrono soluzioni concrete alle sue emergenze.

Mentre si concludeva la campagna elettorale per le Europee, a Napoli alcuni intellettuali ed artisti, organizzavano una “Serata per la verità sull’ “Unità d’Italia”, per rivalutare la figura di Liborio Romano, ultimo ministro degli Interni del Regno delle Due Sicilie, che tradì la Patria Napoletana ed il Re Francesco II ed arruolò i camorristi nella Polizia (un fatto non contestato neanche dalla storiografia risorgimentale), per preparare l’entrata di Garibaldi a Napoli.

L’iniziativa per Liborio Romano, il prototipo del trasformismo politico meridionale, ha avuto il patrocinio del Consiglio regionale della Campania, presieduto da Rosa D’Amelio (Pd). Presenti le attrici Isa Danieli e Rosaria De Cicco, e le cantanti Mirna Doris e Monica Sarnelli (“Roma”, 24.5.19).

Intanto, l’intellettuale à la page Maurizio De Giovanni faceva da testimonial, dal 21 al 24 Maggio, per tre diversi partiti, da +Europa ad Articolo Uno, passando per la firma di un appello per il capolista del Pd.

Una fotografia della politica e della cultura di un Sud che i peggiori nemici li ha dentro di sé. (LN135/19)