(Lettera Napoletana ) – di Annamaria Nazzaro

È un ritratto “inedito” della principessa nata Savoia, morta Regina delle Due Sicilie, quello delineato da Cristina Siccardi (“Sono Maria Cristina. La Beata regina delle Due Sicilie, Edizioni San Paolo, Alba (CN) 2016, pp. 224, € 20,00 ).

«Aveva una dignità dolce e insieme grave… un volto perfettamente ovale, due occhi del più bello e limpido celeste, naso regolare leggermente rialzato alla punta, ma con molta grazia. Anche la bocca era regolarissima… e, quando sorrideva, formava nelle guance due piccole fossette. Bianchissima era di carnagione, rosee aveva le gote e d’un bel rosso le labbra… capigliatura lunga e copiosa di finissimo oro… Alta statura, nobile di portamento, proporzionata in tutte le sue parti; un angelo, insomma, d’animo e di corpo…». 

Santa” ancora prima di essere beatificata, Maria Cristina vive offrendo la sua esistenza a Dio: dedica le sue giornate alla meditazione ed alla preghiera, all’assistenza dei poveri e dei bisognosi. Non “ombra” ascetica e remissiva, ella impone – con umiltà – i suoi desideri. Non amante della mondanità e delle frivolezze, riesce a trasmettere la serenità ed il sorriso. Vive “in silenzio”, ma con grande determinazione lascia l’impronta della sua personalità.

Maria Cristina Carlotta Giuseppa Gaetana Efisia nasce a Cagliari (“in esilio” perché il tricolore francese sventola sul Piemonte) il 4 novembre 1812 da Vittorio Emanuele I, re di Sardegna, e da Maria Teresa d’Asburgo-Este, Arciduchessa d’Austria. Entrambi cattolici e strenui oppositori delle idee giacobine ed illuministe, educano le quattro figlie ai valori tradizionali della famiglia e del Cristianesimo.

Il trono necessita dell’erede, essendo morto di vaiolo, a soli tre anni, Carlo Emanuele unico figlio maschio della coppia: l’arrivo di una principessina desta un’iniziale delusione. Figlia di una dinastia che si estingue, lasciando il trono al ramo cadetto della famiglia – i Carignano – che, vilmente, accetteranno di violare anche i legami di sangue con i Borbone, occupandone il Regno a tradimento.

Maria Cristina sbarca a Genova a tre anni e resta meravigliata dalla festosità di una città per nulla simile alla sua Cagliari. A Torino trascorre i primi anni della fanciullezza, circondata dall’affetto e dalla serenità della famiglia, che le insegna disciplina ed autocontrollo. Nobili dame di compagnia ed istitutrici iniziano la principessa alla vita della corte ed alla cultura. L’attrazione per la vita spirituale e per la preghiera non le impedisce di coltivare studi umanistici e scientifici, né di attendere a quelle occupazioni “femminili” idonee sia ad una sposa, sia ad una suora.

Se non avesse offerto la sua vita a Dio, accettandone la volontà, Maria Cristina avrebbe sicuramente indossato l’abito monacale. Con l’aiuto della madre riesce a rimandare la scelta di uno sposo, nonostante che molti nobili della vecchia Europa l’avessero chiesta in moglie. Tra i pretendenti, il giovane e bello Ferdinando di Borbone delle Due Sicilie, figlio di Francesco I e di Maria Isabella di Borbone-Spagna.

Il contratto matrimoniale viene concordato con Carlo Alberto, nel frattempo divenuto Re di Sardegna, nei giorni in cui Ferdinando sale al trono delle Due Sicilie. Le trattative tra Casa Savoja e Casa Borbone richiedono lunghe manovre diplomatiche, dettate soprattutto dalla ragione di Stato nel tentativo, anche, di scongiurare l’unione delle dinastie Borbone ed Orléans.

Maria Cristina sopporta docilmente di essere oggetto della “politica matrimoniale”, sempre sperando di poter entrare in convento. “Occhi di gatto sarete pur miei”: questo è il complimento che il Re delle Due Sicilie rivolge ad un ritratto della principessa, mentre rifiuta altre possibili spose blasonate.

Il 21 novembre 1832, nel Santuario di Nostra Signora d’Acquasanta a Voltri, presso Genova, Ferdinando II di Borbone sovrano delle Due Sicilie sposa la principessa Maria Cristina di Savoja. I due si conoscono soltanto la mattina delle nozze, ma, terminati i festeggiamenti, la Regina delle Due Sicilie scrive alla sorella che “grazie a Dio” è felicissima e che Ferdinandoè davvero un angelo”.

Napoli è l’imprevedibile: luci e colori, allegria ed accoglienza, mare. Inimmaginabile per chi viene dalle più grigie e silenziose valli piemontesi. Questo matrimonio che geograficamente, culturalmente e socialmente avrebbe dovuto essere un sicuro insuccesso, sarà, invece, un periodo felice per Ferdinando e Maria Cristina.

Diversi per personalità e indole, differenti per cultura familiare e dinastica, lontani per origini, la coppia reale vive nell’amore e nel rispetto reciproco, abbracciando il cambiamento inevitabile delle loro vite. Ferdinando diviene meno militaresco e più affettuoso, meno superstizioso e più sinceramente religioso; per contro, Maria Cristina è presente nelle occasioni ufficiali, ai balli di corte e comincia, suo malgrado, a frequentare i teatri.

Ferdinando, abile statista e buon re, si rivela anche un marito affettuoso. Maria Cristina, moglie “ubbidiente”, non modifica la vita e gli arredi del Palazzo, ma “lascia” in qualche angolo traccia di se stessa, spesso, con la comparsa di immagini sacre. Anche sullo scrittoio del Re.

La sua vita a Napoli scorre tra preghiera ed opere di carità, per cui la città tutta impara ad amarla ed a venerarla come un angelo, una Santa. Dopo tre anni e, secondo Maria Cristina, per intercessione di Santa Filomena, il 16 gennaio 1836 nasce Francesco d’Assisi Maria Leopoldo (in segreto battezzato anche Filomena), erede al trono delle Due Sicilie.

È madre per soli quindici giorni: il 31 gennaio 1836, a 23 anni, per un’inguaribile febbre puerperale, si spegne la Regina delle Due Sicilie. “Credo Domine”, le sue ultime parole.

Benché la damnatio memoriae risorgimentale abbia infangato anche la sua figura, rendendola “evanescente e dimenticata, ella è sempre stata ed è, tuttora, la “Reginella SantaIl 25 gennaio 2014 viene proclamata beata a Napoli, in una Basilica di S. Chiara piena di napoletani devoti, che – ancora oggi – sono il suo Popolo. (LN 102/16)

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