L’analisi del politologo Átila Amaral Brilhante, docente all’Universidade Federal do Ceará e dottore di ricerca dell’University College London, sul secondo turno delle presidenziali in Brasile.

(Lettera Napoletana) (di Átila Amaral Brilhante) La vittoria di Lula alle elezioni presidenziali con il 50,9% contro il 49,1% di Bolsonaro nasce nella regione del Nordest, dove il candidato della sinistra ha raccolto il 69% dei voti, contro il 31% del presidente uscente. Il Nordest è stato determinante per Lula, che ha perso nelle altre quattro regioni del Paese, ma con uno scarto minore.

Nella regione più popolosa, il Sudest, che avrebbe potuto ribaltare il risultato, Bolsonaro ha vinto con uno scarto del 9%, mentre nella seconda regione del Brasile per numero di abitanti, che è il Nordest, il candidato della sinistra ha vinto con un margine di 38 punti.

Tra i sostenitori del presidente uscente ci sono molti sospetti sul sistema di voto elettronico, ma ci sono altre ragioni per polemizzare sul risultato delle urne: il TSE (Tribunale Elettorale Superiore), arrogandosi poteri che la Costituzione non gli attribuisce, ha censurato i mezzi di comunicazione favorevoli a Bolsonaro, ha impedito ai social media di Bolsonaro di accogliere spot elettorali, e non è intervenuto di fronte al mancato inserimento nei media di moltissimi spot pro-Bolsonaro sopratutto nel Nordest, violando la par condicio che la legge prevede per i candidati. Uno dei componente del TSE, che aveva sollevato il problema della assenza di spot pro-presidente, è stato estromesso.

L’elezione di Lula è scaturita dalla convergenza di interessi tra una magistratura molto influenzata dall’agenda globalista, mass-media assetati di denaro pubblico ed una sinistra che cerca di imporre l’egemonia culturale, politica ed economica in America Latina. La magistratura ha operato quasi sempre con parzialità contro Bolsonaro, e senza il favore dei giudici progressisti e l’appoggio dell’intero apparato mediatico una vittoria di Lula sarebbe stata altamente improbabile.

Ma come si spiega l’appoggio globalista a Lula? Lui, in realtà, ha una visione economica diversa da quella delle forze globaliste, ma accetta l’agenda delle minoranze “identitarie” ed è favorevole al controllo internazionale sull’Amazzonia.

Il New York Times ha appoggiato la candidatura di Lula sottolineando l’importanza dell’Amazzonia per le generazioni future. E il prezzo che il Brasile dovrà pagare per il risultato di questa elezione potrebbe essere la cessione agli oligarchi della globalizzazione ed ai dittatori sudamericani delle ricchezze del Paese. (LN 167/22)