(Lettera Napoletana) Sarà in tono minore l’anniversario dei 2500 anni della fondazione di Napoli, che ricorre nel 2025. L’amministrazione comunale e il Governo hanno delegato le celebrazioni a un Comitato costituito con i criteri della lottizzazione politica, un organismo pensato per collocarvi chi deve riscuotere per meriti di partito.
È stato messo in piedi frettolosamente un programma, finanziato dal Governo con uno stanziamento di 7 milioni di euro, nel quale in realtà sono stati fatti rientrare eventi culturali già programmati come le celebrazioni per gli 80 anni della commedia di Eduardo De Filippo “Napoli milionaria”, la Giornata internazionale della Danza, una nuova edizione della commedia di Salvatore di Giacomo “Assunta Spina”, il concorso lirico dedicato a Enrico Caruso e il ricordo di Roberto De Simone (cfr. Sito Comune). Eventi che, al di là dell’interesse specifico, nulla c’entrano con la fondazione della città.
Direttore artistico della rassegna è stata nominata Laura Valente,una giornalista milanese, consigliere dell’ex ministro per la cultura Enrico Franceschini, e collaboratrice del sindaco Gaetano Manfredi, moglie del direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’Errico.
Il Comitato nazionale Neapolis 2500è stato costituito il 7 agosto 2024 dall’allora ministro per la cultura Gennaro Sangiuliano. A presiederlo è stato messo il prefetto Michele di Bari. Ne fanno parte: l’ambasciatore Pasquale Ferrara, direttore generale del ministero degli Esteri, l’endocrinologo Salvatore Longobardi, l’imprenditrice del settore florovivaistico, Marilù Faraone Mennella, lo stesso ex ministro Gennaro Sangiuliano, giornalista, adesso corrispondente della Rai da Parigi, e il rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, Lucio D’Alessandro.
Tra funzionari, giornalisti di area, medici, un regista che mai ha avuto a che fare con Napoli e la sua storia, un’imprenditrice, l’unico esponente dell’Università è il rettore D’Alessandro, che insegnava filosofia del diritto. Nessuno storico, accademico o no, nessuno studioso dell’antichità greca alla quale risalgono le radici di Neapolis e, prima ancora, di Parthenope. Nessuno storico del Ducato bizantino, altro periodo cruciale della storia di Napoli, nel quale – come sostiene il recente libro di Gennaro De Crescenzo e Antonio Vito Boccia (“Il Ducato e Napoli Medievale”) – affonda le radici la grande capitale. E nessuno studioso –neanche a dirlo – della monarchia borbonica, che ha portato la Nazione napoletana al punto più alto della sua Storia politica ed economica.
Il logo ufficiale delle celebrazioni ufficiali per i 2500 anni è stato scelto dal Comune di Napoli. Premiata, tra i 261 partecipanti al Concorso internazionale di idee, la grafica Rita Zunno (nome d’arte Kinky) per una serie di simboli grafici incomprensibili che dovrebbero, nelle intenzioni, raffigurare momenti salienti della storia bimillenaria e più della città.
A lottizzati, amici degli amici ed esperti improvvisati del Comitato Nazionale Neapolis 2500 si affiancano, da parte del Comune di Napoli, altri due organismi dal nome e dalla composizione sinistramente burocratica: il Comitato di indirizzo strategico-programmatico e il Gruppo di lavoro tecnico-operativo per il coordinamentodelle iniziative dedicate alla celebrazione dei 2500 anni della fondazione della città di “Neapolis”.
Conqueste premesseci si deve aspettare che i 7 milioni stanziati dal Governo, ai quali si dovrebbero sommare fondi comunali, verranno dilapidati con lo stesso criterio spartitorio che ha presieduto alla formazione del Comitato per le celebrazioni, senza che della grande storia di Napoli si sappia niente di importante, in Italia e nel mondo.
Secondo il grande storico Bartolommeo Capasso (1815-1900),che utilizzava come metodo di ricerca i dati dell’archeologia combinandoli con le fonti letterarie antiche, le origini della Napoli greca risalgono ai coloni Eubei (abitanti dell’isola greca dell’Eubea che fondarono Cuma, ndr.) tra l’VIII e il VII secolo a.C.
Napoli nacque da un processo di fondazione in due fasi principali: la fondazione di Parthenope, l’insediamento originario, e successivamente quella di Neapolis, la “città nuova”, nata intorno alla metà del VII secolo a.C. dai coloni greci provenienti da Cuma. Il primo insediamento, situato probabilmente sull’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo, aveva una funzione essenzialmente portuale e commerciale.
Per Bartolommeo Capasso, Parthenope non era una città nel senso classico del termine, ma piuttosto un emporion, cioè un luogo di scambi e approdi, che svolgeva un ruolo intermedio tra la madrepatria cumana e il territorio campano, abitato in quel periodo da popolazioni italiche come gli Opici. La leggenda della sirena Parthenope,che avrebbe dato il nome alla città dopo essersi lasciata morire per il rifiuto di Ulisse, è ritenuta da Capasso una elaborazione successiva, creata per conferire prestigio e profondità alla fondazione della città
Il secondo momento fondativo – secondo lo storico – risale al V secolo a.C., quando l’antico insediamento viene affiancato – o, secondo alcuni studiosi, sostituito – da una nuova città: Neapolis. Questa nuova polis greca si sviluppò più a oriente, nel sito dell’attuale centro storico di Napoli, con un impianto urbano regolare di tipo ippodameo (cioè, a griglia), secondo modelli urbanistici importati dalla madrepatria greca. Capasso interpreta questa seconda fondazione come il segno della trasformazione di Parthenope da scalo commerciale in centro urbano organizzato, con istituzioni civiche proprie.
La Fondazione Il Giglio ricorderà con diverse iniziative i 2500 anni della nascita di Napoli. (LN282/25)